giovedì 9 novembre 2017

Schegge di verità di Monica Lombardi


Una ragazza si sveglia in un ospedale senza memoria. Come è finita lì? Perché non ricorda nulla?
Si scopre così che è stata rapita insieme ad una sua amica, ma mentre lei è riuscita a fuggire, l'altra è ancora prigioniera dai suoi aguzzini. Parte così una lotta contro il tempo per ricostruire un passato che sembra imprigionato nella nebbia, indizio dopo indizio,  nel disperato tentativo
di mettersi sulle tracce dei rapitori.
La protagonista sarà aiutata nel suo percorso dal Commissario Emilio Arco e dalla medium Ilaria, nonché da un'affascinante psichiatra: tutti insieme la guideranno attraverso la foschia della sua amnesia per cercare di ricostruire il suo passato.
L'ho trovato, in verità, un giallo un po' sopra le righe. Il fulcro della storia, più che l'indagine in sé, sono infatti le emozioni e la caratterizzazione delle personalità dei personaggi: lo spaesamento della protagonista che non sa più chi è e la sua inopportuna attrazione per un uomo che non può avere, la disperazione di Andrea che lotta per poter tornare a stringere la donna che ama, la calma energia di Ilaria che vive sul baratro dell'orrore altrui, l'acume del commissario che intesse le indagini come un abile ragno.

Le avevano detto che si chiamava Livia. Un nome come un altro, non le diceva proprio niente.

Schegge di verità è un libro che all'inizio coinvolge il lettore ma si perde poi, rallentando il ritmo e inanellando una serie di colpi di scena un po' troppo prevedibili. Non conoscevo l'autrice originaria di Noavara e sono rimasta comunque colpita dal suo stile diretto e coinvolgente: Monica Lombardi riesce infatti  nell'ardua impresa di coniugare due mondi così lontani come il thriller e la commedia rosa fondendoli nell'ibrido del romatic supsense, genere che appunto mescola indagini e sentimenti, senza sconfinare nel gusto macabro dei giallisti del Nord Europa.
L'epilogo un po' troppo sbrigativo è forse la nota che stona di più. Ma il finale aperto e l'esistenza del sequel lascia presagire che le risposte mancanti arriveranno nel prossimo capitolo. (O almeno spero).

Indicazioni terapeutiche: per chi cerca un buon giallo non troppo impegnativo.

Effetti collaterali: William Shakespeare affermava che un nome è soltanto un nome: Cosa c'è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo.
Eppure cosa rimane di noi quando ci vengono portati via i nostri ricordi e le nostre certezze?
La mente è come uno specchio e quando va in frantumi diventa impossibile riconoscervisi e quindi riconoscersi. Il confine tra la realtà e immaginazione si sfuma. Restano solo schegge. Schegge di verità.


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