Avere dodici anni è stupendo: il domani è un 'enorme strada bianca davanti a te tutta da scrivere.
Avere dodici anni è terribile: i mostri sembrano invincibili e sembra impossibile riuscire a non soccombere in un mondo di giganti, pronti a schiacciarti da un momento all'altro.
Avere dodici anni è come vivere in una terra di mezzo: un non-luogo di nessuno dove si incontrano l'oceano dell'ingenuità con il mare della dura realtà.
La giovinezza è l'unica parte che conta davvero nella vita di un uomo.
Estate 1963. In un paesino del Gargano tre ragazzini condividono quella che sarà l'ultima stagione della loro infanzia. I lunghi roventi pomeriggi trascorsi sulla panchina nella piazza principale, le lotte coi bulli, i segreti e le corse lungo la scogliera selvaggia presto saranno un lontano ricordo.
Primo cerca di scendere a patti con il vuoto che ha lasciato suo padre morendo, prendendosi cura di sua sorella Viola. Damiano, bello come Paul Newman, è diviso tra l'affetto dei suoi genitori in perenne lite fra loro, una mamma bellissima e un padre troppo geloso. Mimmo timido e riservato è destinato a diventerà sacerdote, così ha infatti deciso la sua famiglia.
Tre ragazzi differenti ma uniti da un legame indissolubile, immaturi e ingenui come solo i bambini possono essere, ma capaci di grandi slanci, consci della potenza dei sentimenti, del valore dell'amicizia e del dovere di proteggere chi si ama. Diversi ma uguali in una profonda condizione di solitudine e smarrimento: ognuno a modo suo è lasciato a sé stesso, impegnato a combattere la sua silenziosa battaglia, crescere senza perdere la parte migliore di sé.
Sogna, Primo, fallo sempre. Ma pianta i tuoi sogni nella terra: cresceranno robusti e non voleranno via.
Primo, Damiano e Mimmo si ritroveranno, loro malgrado, ad affrontare la crudeltà del mondo adulto. Un mondo che non fa sconti, che spezza il debole e incattivisce l'anima. Un mondo di predatori e vittime, dove vige la legge della giungla, dove soltanto il più forte sopravvive.
I tre protagonisti del romanzo stringeranno un patto di sangue dalle nefaste conseguenze che darà l'avvio ad un seria tragica di eventi. Eppure non c'è un'ombra di giudizio da parte dell'autore, Mirko Sabatino, anzi una rassegnata presa di coscienza: la sorte dei tre ragazzi sembra essere già stata segnata, stabilita ancor prima della loro nascita da un giocatore di dadi senza misericordia. Un futuro scritto nella terra arida della Puglia con lacrime e sangue, una terra in cui Dio è morto e agli oppressi è negata ogni flebile speranza.
L'estate muore giovane è un libro che colpisce come un pugno allo stomaco, riecheggiando il miglior Ammaniti. Una tragedia alla quale il lettore assiste attonito, maturando la dolorosa consapevolezza che spesso ogni tentativo è vano. Spesso il Male vince e dei morti non resta che una pallida memoria destinata a sbiadire negli anni.
Indicazioni terapeutiche: per chi non cerca una consolazione, per chi vorrebbe rincorrere la purezza di quando era bambino.
Effetti collaterali: Nella vita vera quasi mai c'è un lieto fine. L'umanità si potrebbe dividere in due grande categorie: chi è stato sopraffatto e tutti gli altri, i sopravvissuti. Tuttavia anche chi si è salvato si porta dietro profonde ferite: beffardo premio di consolazione rimane il magro conforto dell’accettazione di ciò che è stato e non può cambiare e, soprattutto, di ciò che sarebbe potuto essere.
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