domenica 30 novembre 2014

La vita perfetta di William Sidis di Brask Morten

Come scritto in un post precedente, qualche settimana fa sono andata alla Pisa Book festival dove ho potuto assistere alla presentazione del libro La vita perfetta di William Sidis dello scrittore danese Brask Morten. Si tratta appunto della biografia romanzata di William Sidis, considerato l'uomo più intelligente della storia, ancora oggi infatti appartiene a lui il quoziente intellettivo più alto mai misurato.
Willima Sidis (1898-1944) è stato un bambino prodigio: a 18 mesi legge il New York Times, a 4 anni impara da solo il greco e latino, a 11 presenta ai più insigni professori di Harvard la sua teoria sulla Quarta dimensione. Probabilmente possedeva la cosiddetta memoria eidetica, una variante delle memoria fotografica, la capacità tipica dei bambini che permette di fissare concetti a immagini preconfezionate (l'esempio più eclatante è quello di Wolfgang Amadues Mozart).
Sebbene tutti lo addidassero come un genio, i genitori Boris e Sarah Sidis, immigrati dall'Ucraina ed entrambi medici, hanno continuato a sostenere che il figlio non fosse straordinario ma solo il risultato di un'educazione ben riuscita.
Le sue indubbie notevoli capacità non gli hanno regalato però una vita felice: durante gli studi è sempre stato vessato dagli altri alunni molto più grandi lui e, in generale, è sempre stato una persona timida  e riservata. Oggi gli studiosi ipotizzano che soffrisse di una forma di sindrome di Asperger, una condizione assimilabile all'autismo. Le persone che ne soffrono hanno una sviluppatissima capacità di elaborare informazioni ma provano disagio nel gestire l'empatia e le relazioni sociali.
Emblematico l'episodio quando, ancora sedicenne, durante una lezione all'università distribuisce le dispense di geometria redatte da lui stesso. La classe gli si rivolta contro e abbandona l'aula. Sconcertato non capisce cosa sia successo: aveva scritto il materiale didattico in greco antico cosa che a lui era sembrata totalmente logica.
Nel 1919 viene arrestato durante una manifestazione socialista. In seguito al processo i suoi genitori lo sequestrano per un anno nel loro sanatorio. L'episodio contribuirà ad allontanare William per sempre dalla sua famiglia.
Abbandonato l'insegnamento, si limiterà a passare da un lavoro saltuario all'altro, avendo cura di restare nell'anonimato. Morirà da solo a 46 per emorragia cerebrale.
L'autore Brask Morten ricostruisce la vita del protagonista attraverso salti temporali dalla sua infanzia alla vita adulta. Quello che ne emerge è una grande solitudine, bambino prodigio incompreso da suoi stessi genitori, adulto condannato dalla sua stessa "grandezza" a vivere da emarginato.

Indicazioni terapeutiche: per gli amanti delle biografie, per chi desidera conoscere il tormento che si nasconde dietro il talento.

Effetti collaterali: durante una conversazione con il suo amico Sharfman, William gli ricorda: "Non esiste una vita migliore di un'altra. Devi cercare di scegliere il cammino che tu ritieni più giusto. Così raggiungi una sorta di perfezione nella tua vita. Anche se agli altri non sembrerà tale."
Forse il segreto è quello: scegliere una strada e percorrerla fino in fondo, consapevoli che né l'intelligenza né le altre capacità possono metterci al sicuro dalle tempeste della vita.



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