venerdì 16 gennaio 2015

Noi siamo infinito di Stephen Chbosky

Oggi voglio parlarvi di un romanzo che è diventato un vero e proprio cult in America  (nel 2012 è stato realizzato anche il film omonimo, la cui regia è stata curata dalo stesso Stephen Chobsky). Noi siamo infinito.
Protagonista è Charlie, una adolescente introverso e taciturno.
Il libro inizia con il suo ingresso alla scuola superiore: Charlie è molto nervoso e, a causa della sua timidezza, non riesce a parlare con nessuno. A poco a poco riuscirà a fare amicizia con due studenti dell'ultimo anno, la bella Sam, di cui si innamorerà perdutamente, e il suo fratellastro Patrick, che gli apriranno le porte della sua nuova vita.
Giorno dopo giorno, vivremo con lui le sue prime esperienze:  i nuovi amici, la prima festa, l'alcol e le droghe, il primo amore.

Scena tratta dall'omonimo film (2012)

Appare subito chiaro che Charlie non è per nulla un ragazzino ordinario. Charlie riflette ma non agisce. Charlie ama ma non si butta. Charlie piange troppo ma non lotta. La sua sensibilità ed ingenuità lo espongono alle intemperie della vita come un nervo scoperto. E proprio lui, dietro un candore che sembra incorruttibile, nasconde un terribile segreto.
Il romanzo è in forma epistolare: il protagonista si confida scrivendo delle lettere  ad un amico immaginario, cui affida le sue emozioni, i suoi dubbi, le sue paure. Questo fa sì il lettore si senta coinvolto in prima persona, tirato dentro la storia, diventando il confidente di Charlie.

Scena tratta dall'omonimo film (2012)
Noi siamo infinito è un romanzo delicato, toccante, dolceamaro che ci trasporta indietro, a quel periodo della vita in cui tutto è nuovo, sorprendente, totalizzante. Quando si ama con tutto il cuore e ogni sofferenza sembra che debba ucciderci.

Indicazioni terapeutiche: per chi ha amato il Giovane Holden, per chi cerca un libro che parla in maniere diversa degli adolescenti.

Effetti collaterali: siamo stati tutti adolescenti, estranei al mondo ma anche a noi stessi. Poi siamo cresciuti. Abbiamo tracciato un confine tra ciò che siamo e tutto il resto. 
Ma quella sensazione lì, quella di essere infiniti, parte di qualcosa di più grande, di indicibile, non l'abbiamo mai dimenticata.


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