Ieri sabato 3 gennaio alle ore 16, presso la sede della Croce Bianca di Querceta, si è tenuta la presentazione del libro "Il Natale di Alfonso. Una storia tutta italiana" di Giuseppe Vezzoni. Insieme all'autore hanno preso parte all'incontro Ezio Marcucci e il prof. Paolo Verona, che ha curato la revisione del testo.
Devo ammettere subito con rammarico che i partecipanti erano pochi. Dico con rammarico perché il racconto confezionato da Vezzoni non solo è stilisticamente di valore ma molto attuale, tanto che ha spinto tutti i presenti ad interrogarsi e mettersi in gioco, aprendo un vivace dibattito. Quello che mi auguro è che molti altri possano conoscere ed apprezzare quest'opera, regalandosi un'occasione di riflessione su cosa significhi oggi avere fiducia nel presente in una società che conosce una profonda crisi non solo economica ma anche valoriale.
Siamo all'antivigilia di Natale ma il protagonista, Alfonso, non ha nessuna voglia di festeggiare. Anzi, ha il cuore greve e riesce a stento a nascondere ai suoi familiari il suo turbamento. A due giorni da Natale ha ricevuto una terribile notizia: a causa della crisi l'azienda ha deciso di metterlo in mobilità. Alla paura di perdere il lavoro, l'unica fonte di reddito per la sua famiglia, si aggiunge la preoccupazione per il mutuo della casa. L'istituto bancario, così prodigo quando si era trattato di elargire il prestito, lo ha avvertito che in caso di insolvenza prolungata si andrebbe incontro al pignoramento della proprietà.
Alfonso si sente inutile, senza futuro né prospettive. Come farà a prendersi cura di sua moglie e dei suoi figli? Il tormento che lo assale è tale che arriva perfino a meditare di togliersi la vita.
Siamo all'antivigilia di Natale ma il protagonista, Alfonso, non ha nessuna voglia di festeggiare. Anzi, ha il cuore greve e riesce a stento a nascondere ai suoi familiari il suo turbamento. A due giorni da Natale ha ricevuto una terribile notizia: a causa della crisi l'azienda ha deciso di metterlo in mobilità. Alla paura di perdere il lavoro, l'unica fonte di reddito per la sua famiglia, si aggiunge la preoccupazione per il mutuo della casa. L'istituto bancario, così prodigo quando si era trattato di elargire il prestito, lo ha avvertito che in caso di insolvenza prolungata si andrebbe incontro al pignoramento della proprietà.
Alfonso si sente inutile, senza futuro né prospettive. Come farà a prendersi cura di sua moglie e dei suoi figli? Il tormento che lo assale è tale che arriva perfino a meditare di togliersi la vita.
Ma la notte di Natale è una notte speciale, la notte in cui tutto è possibile. Quando tutto sembra perduto, il miracolo tanto auspicato da Alfonso accadrà.
Il racconto è dolce-amaro: amaro perché rispecchia la situazione socio-economica attuale, il clima di sfiducia in cui viviamo, ma al tempo stesso si tratta di una storia a lieto fine, come ci si aspetta da un racconto di Natale, che apre uno spiraglio, la necessità di sperare in un futuro migliore.
Come ha sottolineato il prof Verona, si riscontrano alcune analogie con la celebre opera di Dickens dedicata al natale "A Christmas Carol". Certo Alfonso è lontano anni luce dall'avido e ricco signor Scrooge ma come lui, proprio la notte di Natale, guardandosi nel cuore riscopre l'importanza dell'amore e della famiglia, principi di cui la società oggi ha più che mai bisogno. Solo infatti riscoprendo il valore dell'altro, della solidarietà, della comunanza si può far fronte a questa crisi, che non solo impoverisce, ma genera indifferenza e sospetto, mettendo gli uomini l'uno contro l'altro in una guerra di homo homini lupus.
Proprio questo è il messaggio che Vezzoni ha inteso inviare ai suoi lettori: come persone non dimenticate mai l'importanza della famiglia, perché nei momenti di difficoltà sono proprio gli affetti più cari a darci la forza per continuare a lottare; come lavoratori collaborate tra voi rinunciando agli egoismi personali in virtù del bene comune, affinché tutti abbiano di più.
Perché anche in situazioni di estrema solitudine e di scoraggiamento non bisogna mai perdere la speranza nella speranza (cit. Giuseppe Vezzoni), mai abbandonare la convinzione che non si è mai soli e che la vita vale sempre la pena di essere vissuta.
Come ha sottolineato il prof Verona, si riscontrano alcune analogie con la celebre opera di Dickens dedicata al natale "A Christmas Carol". Certo Alfonso è lontano anni luce dall'avido e ricco signor Scrooge ma come lui, proprio la notte di Natale, guardandosi nel cuore riscopre l'importanza dell'amore e della famiglia, principi di cui la società oggi ha più che mai bisogno. Solo infatti riscoprendo il valore dell'altro, della solidarietà, della comunanza si può far fronte a questa crisi, che non solo impoverisce, ma genera indifferenza e sospetto, mettendo gli uomini l'uno contro l'altro in una guerra di homo homini lupus.
Perché anche in situazioni di estrema solitudine e di scoraggiamento non bisogna mai perdere la speranza nella speranza (cit. Giuseppe Vezzoni), mai abbandonare la convinzione che non si è mai soli e che la vita vale sempre la pena di essere vissuta.
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