venerdì 6 maggio 2016

Presentazione libro "Fame di Guerra. La cucina del poco e del niente"

Sabato 30 aprile presso la Sala Cope di Querceta si è tenuta la presentazione del libro di Simonetta Simonetti Fame di Guerra. La cucina del poco e del niente, edito dalla casa editrice Tra le righe libri di Lucca.
La casa editrice, come ho già avuto modo di ricordare, nasce con la "missione" di pubblicare libri di memorie, diari, saggi e documenti per preservare inalterata e viva la ricerca storica e l'interesse per le radici della nostra società.
Questa opera nasce dalla ricerca dell'autrice che ha voluto ripercorrere la storia della cucina italiana in una fase storica di eccezionalità come le due grandi Guerre Mondiali e il regime fascista, periodo che è coinciso con l'inizio del percorso dil emancipazione della figura femminile, capace di uscire dal ruolo secondario in cui era stata relegata per secoli.

A partire dal 1915 infatti, le donne non solo si  sono sostituite nei lavori agricoli gli uomini, chiamati al fronte, ma soprattutto hanno avuto l'arduo compito di riuscire ogni giorno a sfamare la propria famiglia con quel poco che era possibile reperire.
Le massaie furono infatti chiamate in prima fila a evitare sprechi e inventare la cucina del riuso e del riciclo. Nulla si doveva buttare. Tutto era buono per altri manicaretti. 
Da qui il titolo la cucina del poco e del nulla.



Con il fascismo venne introdotta l'autarchia: il regime mirava a raggiungere l’autosufficienza economica producendo nell'ambito del territorio nazionale i beni di consumo e limitando o annullando gli scambi con l’estero. Furono inaugurati gli orti di guerra sostituendo il té con il carcadè, il Caffè con il Caffesol, una sorta di miscela marroncina che nulla manteneva dell’aroma proprio del caffè, e la pasta, dopo una forte propaganda, con il riso, prodotto dalle risaie italiane. Furono inoltre coniati slogan come “Chi mangia troppo deruba la Patria”, in un'ottica che mirava a diffondere l'idea della magrezza come emblema della salute.

Nel saggio si trovano inoltre numerose ricette ma non siamo di fronte ad un semplice libro di cucina, c'è molto di più.
L'autrice sceglie di parlare della figura femminile attraverso il tema del cibo, che da sempre ha una forte connotazione simbolica. Il cibo è amore, calore, famiglia.
Non è quindi un libro di donne per le donne ma una riflessione su come la nostra società sia cambiata negli ultimi cinquant'anni e come l'industrializzazione e il consumismo abbiano spazzato via la fame degli italiani, facendo dimenticare loro l'utile e, tutto sommato, “piacevole” cucina del poco e del senza.


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