lunedì 3 ottobre 2016

Il bordo vertiginoso delle cose di Gianrico Carofiglio


A noi interessa soltanto il bordo vertiginoso delle cose.
Parto da qui, da questo verso di una poesia di Robert Browning che ne ha ispirato il titolo, per addentrarmi tra le emozioni di questo libro di Gianrico Carofiglio, una sorta di romanzo di formazione dal retrogusto amaro e dalla nota malinconica. Una riflessione sulle cause del fallimento e dei suoi margini incerti, su quel labile confine, precario e instabile, che separa presente e passato, successo e sconfitta,  felicità e insoddisfazione.

Erano momenti di pura felicità, quelli in cui mi raccontavo il mio futuro misterioso di scrittore. Una felicità così violenta e così perfetta da lasciarmi senza fiato.

Enrico Vallesi è uno scrittore in crisi che, dopo il successo del suo primo e unico libro, ha perso ogni ispirazione e si è ridotto a fare il ghostwriter. La vita sentimentale non va meglio, dal momento che a quarantotto anni, archiviata la sua ultima storia, si ritrova ancora più solo.
È un uomo sul bordo di una voragine, ancorato ad un passato lontano che gli impedisce di andare avanti.  In cerca di una voce propria e di un nuovo equilibrio decide di tornare nella sua città natale, Bari, un'immersione nella sua giovinezza che segna una ripartenza, che suona come mettere un punto, un fare un passo indietro per prendere meglio la rincorsa e lanciarsi, senza paure né dubbi, verso un futuro meno spaventoso.

Chissà cosa succede poi, dopo aver parlato. Dopo l’ultima pagina, quando il romanzo finisce. 

L'autore ricostruisce con uno stile asciutto e mai lezioso, attraverso continui salti temporali tra l'io narrante adulto e la sua versione liceale, una profonda antitesi come condizione esistenziale di ogni essere umano. Una sorta di ricerca del tempo perduto, capace di pacificare l'animo del protagonista, di ricongiungere quel bordo, il confine tra chi era e chi è nel presente, un riappropriarsi delle passioni giovanili per ritrovarsi, nonostante le disillusioni e le delusioni.
Nonostante le ottime premesse, questa lettura non mi ha toccato come mi sarei aspettata. È vero che  Il bordo vertiginoso delle cose è un romanzo ben costruito e piacevole ma, a mio avviso, si limita a scorrere piacevolmente, senza particolari scossoni, incapace di raggiungere un vero e proprio climax e privo di quel pathos capace di incollare il lettore alla pagina.

Indicazione terapeutiche: per chi vuole fare pace con il proprio passato.

Effetti collaterali: Tra i ricordi del protagonista spicca Celeste, la supplente di filosofia di cui si era innamorato da adolescente. Un amore impossibile e, proprio per questo,  totalizzante, che continua a bruciare come brace mai sopita sotto la cenere della memoria. Un sentimento così puro da essere destinato a scampare alle nebbie dell'oblio. D'altronde,  come ci insegna la retorica il primo amore non si scorda mai.



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