Ho letto LEIELUI (tutto maiuscolo, tutto attaccato) a distanza da pochi giorni da L'imperfetta Meraviglia, ultimo titolo uscito di De Carlo. Il confronto era quindi inevitabile. Non vi è dubbio che vi siano molti richiami tra i due libri: i due protagonisti diversi eppure simili sotto la pelle, il balletto di sensazioni che li investe con una furia inarrestabile, i gesti densi che riempiono i silenzi, il bisogno di viversi aldilà delle convenzioni.
Claire Moletto, americana che lavora in un call center a Milano incontra, o meglio si scontra, con Daniel Deserti, scrittore dal passato fulgente ma che sembra aver perduto la voglia di scrivere ( è impossibile non riconoscere in lui l'alter ego dello scrittore milanese).
Come da cliché tra i due scoppierà un'attrazione inspiegabile, mascherata all'inizio da una pruriginosa antipatia, che li porterà a deragliare dai binari delle loro vite.
Le persone più interessanti sono sempre il frutto di situazioni complicate.
Cliché è la parola chiave. In LEIELUI infatti l'intreccio infatti è infarcito di stereotipi letterari.
Lei è una personaggio femminile complesso: leggiadra e profonda, bella senza averne l'aria, sensuale ma non volgare, super-percettiva, brillante senza risultare supponente.
Lui incarna il prototipo che unisce genio e sregolatezza, il maschio alfa che colleziona avventure di una notte, il padre assente e collezionista di relazioni e matrimoni naufragati.
Lei è succube del fidanzato avvocato milanese che la desidera perché esotica ma vuole cambiarla, normalizzarla, imborghesirla.
Lui fatica a sopravvivere ad un ambiente, quello dell'editoria, popolato finti scrittori prestati dalla TV, nel quale ormai l'unica logica che conta è quella commerciale.
“Non trovi stupefacente come nel primo istante del primo incontro uno raccolga tutte le informazioni rilevanti sull'altra persona?” “Sono tutte lì” dice lui. “Positive e negative, come in una fotografia ultradettagliata. Tutte le caratteristiche che ti possono piacere e tutte quelle che non ti possono piacere per niente.”
Eppure a me il libro è piaciuto.
Non sempre una trama avvincente fa un buon libro. Non basta. Serve la capacità di andare oltre, di emozionare il lettore. Raccontare dell'amore senza scadere nella banalità non è mai facile. Per me, De Carlo ci riesce.
Troppi luoghi comuni? Troppa enfasi? Nessuno come lui è in grado di sezionare le emozioni, di immaginare dialoghi e situazioni, di danzare intorno ai sentimenti, di evocare paesaggi, turbamenti, suggestioni. Ha la capacità di immergersi nelle relazioni, di scrivere per pagine e pagine senza in realtà narrare niente, e, al contempo, senza perdere di intensità.
Non riesce a credere a quanto siano infantili i nostri impulsi di base: inseguire quello che ci viene negato, scappare da quello che ci viene offerto.
Alcuni detrattori accusano De Carlo di essere troppo commerciale, un mercenario che sforna best-seller a comando. Crede di essere il più grande scrittore italiano, dicono.
La verità è che LEIELUI è un libro non nuovo, che racconta un topos letterario come quello di un triangolo amoroso, ma lo fa in modo talmente evocativo e coinvolgente da risultare credibile. L'abbondare di particolari potrebbe risultare stucchevole o al limite del banale, ma questo è lo stile di De Carlo, ciò che mi aspetto quando compro un suo romanzo.
Indicazioni terapeutiche: per chi ama De Carlo.
Effetti collaterali: seguire l'istinto, cedere la passione, rompere gli schemi. Sono scelte che nella realtà non pagano mai, o quasi. Ma nei libri accade. Per questo leggiamo. Perché la letteratura ci regala un posto nel quale rifugiarci quando siamo stanchi, quando abbiamo bisogno di continuare a credere che, a volte, l'impossibile sia possibile.
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