giovedì 13 luglio 2017

L'amante giapponese di Isabel Allende



Alma Belasco, facoltosa ultraottantenne, decide di ritirarsi per trascorrere gli ultimi anni della sua vita a Lark House, una residenza per anziani vicino San Francisco. Qui stringerà amicizia con Irina, giovane infermiera moldava dal passato oscuro, che finirà per innamorarsi del nipote dell'anziana, Seth.
Spinti dalla curiosità di scoprire cosa si nasconde dietro le misteriose fughe amorose di Alma, i due scopriranno che la donna nasconde un segreto, la storia d'amore clandestina con il giardiniere Ichimei Fukuda. Sarà propria Alma a ripercorrere con i due giovani la sua lunga vita, dando vita a un racconto che riserverà non poche rivelazioni.

Tutti nasciamo felici. Lungo la strada la vita si sporca, ma possiamo pulirla. La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l'allegria. È silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi.

L'amante giapponese è un viaggio nel tempo che ripercorre la straordinaria esistenza della protagonista, la perdita dei genitori, l'infanzia con gli zii benestanti Isaac e Lilian, gli studi, i viaggi, la vita da privilegiata, da chi ha avuto tutto e non ha dovuto rinunciare a niente.
E sopratutto il suo legame con Ichi. Un amore che innerva un'intera esistenza,  che brucia come brace sotto la cenere, senza stancarsi né fiaccarsi.

Ci sono passioni che divampano come incendi fino a quando il destino non le soffoca con una zampata, ma anche in questi casi rimangono braci calde pronte ad ardere nuovamente non appena ritrovano l’ossigeno.

Un sentimento soffocato in nome delle convenzioni, che non solo non si è consumato con gli anni, ma ha trovato nella terza età una nuova dimensione. Questo romanzo è infatti una sorta di inno alla senilità, un periodo della vita in cui fare pace con sé stessi, con i propri difetti ed errori. L'unica fase della vita in cui si può vivere con leggerezza, perché il domani non fa più paura, il domani non esiste più. Esiste solo il presente e il passato, che ritorna in un continuo loop, i cui fantasmi si fanno compagni discreti dell'ultimo viaggio.

Abbiamo detto spesso che amarci è il nostro destino, ci siamo amati nelle vite precedenti e continueremo a incontrarci nelle vite future. O forse non c’è né passato né futuro e tutto accade simultaneamente nelle dimensioni infinite dell’universo. In questo caso, siamo insieme costantemente, per sempre. È meraviglioso essere vivi. Abbiamo ancora diciassette anni, Alma mia.

Isabel Allende è, come prevedibile, una narratrice straordinaria, sebbene in questo romanzo non tocchi le vette dei suoi più grandi successi. La scrittrice cilena ha voluto strafare, mescolando rimandi storici quali la persecuzione degli ebrei, l'attacco a Pearl Harbour e i campi in cui furono confinati i Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, con altre tematiche come l'Aids, l'omosessualità nascosta, l'aborto, l'eutanasia, fino a scadere nell'inverosimile. Lo stile è scorrevole, anche se, a tratti, banale.
Resta una lettura piacevole, che però non va aldilà della letteratura rosa, lo svago di qualche ora che non lascia significative tracce.

Indicazioni terapeutiche: per chi vuole credere che la vera passione non invecchi mai.

Effetti collateraliHo empatizzato con Alma fin da subito, con il suo anticonformismo e la sua voglia di indipendenza, una donna forte dalla vita avventurosa. Eppure non le ho perdonato il suo unico atto di viltà. L'aver rinunciato al suo grande amore per paura, o meglio per perbenismo. Cinquanta anni fa i matrimoni misti erano malvisti, lo sono ancora oggi. Scegliere Ichimei avrebbe significato perdere tutto, il suo status, i suoi privilegi, la sua rete di sicurezza. Non ce l'ha fatta Alma. Ha preferito sé stessa. Il prezzo del suo egoismo è stato dover vivere un'esistenza a metà, qualche lettera colma di parole consolatorie al posto di una vita vissuta gomito a gomito nelle gioie e nelle difficoltà.



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