mercoledì 25 febbraio 2015

La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano

I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari.
Alice e Mattia sono così. Diversi da tutti gli altri, immersi nella moltitudine dei loro simili ma irrimediabilmente soli. Si riconoscono perché entrambi chiusi nel loro mondo, uguali nella loro diversità.
Alice e Mattia sono due adolescenti problematici, entrambi segnati da eventi traumatici accaduti quando erano bambini, che hanno condizionato per sempre le loro vite.
Alice, obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci, finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resterà zoppa, ferita nell'animo, in maniera permanente.
Mattia ha una gemella ritardata, Michela. Mattia se ne vergogna, così un giorno, quando per la prima volta  un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco. Quando tornerà la sera sera lei sarà scomparsa e non verrà mai ritrovata.
Le vite dei due protagonisti sono destinate ad intrecciarsi, prima da adolescenti, poi da adulti. Un legame indissolubile, come tra chi si riconosce simile, ma insufficiente a farli restare uniti.

Scena tratta dall'omonimo film (2010)
Quella di Alice e Mattia è una storia d'amore sui generis: non è l'amore salvifico che tutti noi sogniamo, quello che fa abbattere i muri e superare le difficoltà. È un amore difficile, volubile, che non basta a sé stesso. Imperfetto come lo sono i suoi protagonisti.
Paolo Giordano, al suo esordio, ci regala un libro duro, toccante, che ci spinge a interrogarci su cosa significhi oggi crescere e vivere,  dovendo omogeneizzarsi alla media.
La solitudine dei numeri primi è innanzi tutto un romanzo sulla solitudine e sulla difficoltà per alcune persone di vivere una vita "normale", sull'incapacità di  relazionarsi e di comunicare, di adeguarsi, in altri termini, agli standard che la società in cui viviamo ci impone. Un romanzo che non fa sconti, non regala le felicità e, alla fine, lascia il lettore stordito e perplesso, solo con i suoi dubbi e le sue paure.

Indicazioni terapeutiche: per chi ama i personaggi che si distinguono, per chi ama scandagliare l'animo umano. Sconsigliato a chi cerca l'happy end a tutti i costi.

Effetti collaterali: chi nella vita non sì è sentito, da bambino o adolescente, incompreso? Poi crescendo il senso di inadeguatezza scompare o, almeno, si affievolisce. Ma per alcuni non è così. Rimangono chiusi nella loro condizione di solitudine e incomunicabilità, costretti a sopravvivere in un mondo a cui sentono di non appartenere. Siamo di fronte a persone con intelligenza e  sensibilità superiore? O si tratta solamente di analfabeti sentimentali?
A voi la risposta.

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