martedì 22 settembre 2015

Cosa sognano i pesci rossi di Marco Venturino

Co'è la vita? Cos'è la morte? E SOPRATTUTTO esiste qualcosa che non è più vita ma non è ancora morte??
Per Pierluigi Tunesi esiste. Ex dirigente d'azienda, ridotto all'immobilità della terapia intensiva di un grosso ospedale in seguito ad un'operazione andata male. O meglio l'operazione è riuscita, il problema è che il paziente è quasi morto.
Parabola di un uomo declassato da essere umano a pesce rosso: prigioniero del suo corpo osserva la vita dal suo letto, vita alla quale non sente più di appartenere.

Dicevamo: i pensieri. Già queste, queste guizzanti anguille della coscienza che spuntano improvvise e spesso importune, innescate da stimoli eterogenei e multiformi, sono l'unico contatto con il mondo esterno - quello che mi guarda, che mi osserva e che, quando vuole, se na va di qua, verso quell'esistere fuori che non mi appartiene più - e Tunesi Pierlugi, il pesce rosso, l'osservato, il muto, l'immobile, il prigioniero del corpo relegato in questo letto che, come una vasca di un acquario troppo piccolo, è l'unico esistere che mi compete.
Dall'altro lato del vetro dell'acquario, il dott. Luca Gaboardi, responsabile del reparto di rianimazione, che osserva i pesci, i pazienti, a volte li salva, più spesso li perde. Un medico, la cui umanità si sta sfaldando giorno dopo giorno, sfibrato dalla giornaliera inutile lotta contro la Morte. Perché dopo anni che passi a combatterla la Morte ti si appiccica addosso, ti segue ovunque vai, anche fuori dall'ospedale, ricoprendo tutto di una patina di cinismo che ti lascia indifferente a qualsiasi lampo di bellezza.

Cosa sognano i pesci rossi è una profonda riflessione non solo sul difficile rapporto con la malattia e la morte, ma su ciò che sono i malati oggi, numeri in ospedali che sono sempre più aziende, vittime di medici che si sentono supereroi, ingranaggi di una macchina sempre più disumanizzata. Si intuisce leggendo il suo romanzo che Marco Venturino è un medico rianimatore, uno del mestiere, uno che ha vissuto e conosce le dinamiche degli ospedali. Uno scrittore, ma prima di tutto una persona, che ha provato a raccontare una storia da un punto di vista diverso.
Siamo di fronte ad un libro duro, che stordisce e non lascia scampo. Non aspettatevi nessun abbellimento o tantomeno l'happy end, perché questo romanzo, come la vita, non fa sconti.

Indicazioni terapeutiche: per chi si interroga sul concetto della vita e della morte, e sul labile confine che le separa. Sconsigliato agli ipersensibili e ai claustrofobici.

Effetti collaterali: La maggiore tristezza che la morte porta con sé è la certezza che, malgrado l'assenza, il dolore, il cambiamento, la vita va avanti. Tutto continua con la sua solita cadenza.
La crudele verità è che la vita andrà avanti, mentre qualcuno, che amiamo e che faceva parte della nostra quotidianità, inaspettatamente ha smesso di esistere.


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