lunedì 5 marzo 2018

Presentazione del libro "L'eroico sacrificio di Delia e Maria a Sant'Anna di Stazzema" di Giuseppe Vezzoni


Da sinistra a destra: Giuseppe Vezzoni, Elisa Bandelloni, Maria Bresciani e Liliana Mancini


Questo volume è l'adattamento di una lettura scenica scritta da Giuseppe Vezzoni con il titolo Il bolgetto del Mulino delle Gobbette, interpretata dalla Compagnia Coquelicot Teatro sulla piazza della chiesa di Sant'Anna il 6 agosto 2016. L'autore ha poi deciso di riprendere il testo dell'opera teatrale e adattarlo in forma di racconto per far sì che giungesse al maggior numero di persone possibile.
La voglia di rendere nota questa storia nasce dal cruccio della signora Maria Bresciani, moglie del superstite Angiolo Berretti, fratello minore di due ragazze trucidate a Sant'Anna, convinta che la vicenda della loro morte avrebbe meritato maggiore considerazione.
Il testo riporta infatti un episodio, sconosciuto ai più, accaduto durante la strage nazifascista di Sant'Anna di Stazzema: si tratta del sacrifico di due sorelle, Maria Giovanna e Adelia Berretti, di 23 e 19 anni, che si prodigarono la mattina del 12 agosto 1944 ad avvertire quanta più gente possibile dell'imminente arrivo dei tedeschi, permettendo così a moli compaesani di mettersi in salvo. Il loro altruismo costò loro la vita, poiché furono uccise da una pattuglia di nazifascisti in località di Mulini di Sant'Anna.

Un giorno che era nato per essere mirabilmente luminoso e azzurro e che invece fu segnato dal ghigno della morte e dalla sua inesorabile falce affondata nell'erba ancora vergine, nei corpi innocenti di tanti bambini, troppi per qualsivoglia carneficina, ma non per quella nazifascista.

Alla presentazione del libro hanno partecipato, oltre all'autore, due donne che si sono fatte portatrici di due testimonianze importanti: Liliana Mancini, che all'epoca aveva solo 22 mesi ed era nascosta con i fratelli in un metato nel bosco, la figlia più piccola dei mugnai Egisto Mancini e Maria Pardini, uccisi anche loro in località Mulini di Stazzema, e Maria Bresciani, vedova di Angiolo Berretti, fratello più piccolo delle due sorelle protagoniste del racconto.
Dalla loro viva voce, a tratti rotta comprensibilmente dall'emozione, è emerso il dolore per una ferita che il tempo non può sanare, di un orrore, che a 74 anni di distanza, lascia tuttora atterriti. Purtroppo quello che accade è che si parli più spesso dei carnefici che delle vittime. Allora il ricordo di quell'intero paese raso al suolo dalla bestialità della guerra, da uomini carnefici di altri uomini, resta solo nella memoria dei pochi sopravvissuti, dei familiari superstiti che hanno dovuto imparare a convivere con un'assenza talmente forte da annullare ogni altra presenza.
Credo che, oggi come allora, parlare di Sant’Anna significhi prima di tutto onorare la memoria di quelle vittime, vecchi, donne e bambini, trucidati orrendamente. Le indagini della procura militare di La Spezia hanno recentemente stabilito che non si trattò di una rappresaglia  ma di un atto che potremmo definire oggi terroristico. L'obiettivo era quello di distruggere il paese e sterminare la popolazione per rompere ogni collegamento fra i civili e le formazioni partigiane presenti nella zona.

A Sant'Anna la sera quel sabato 12 agosto 1944 cancellò ogni desiderio di inseguire con lo sguardo le stelle cadenti nel mare. Restavano solo le lacrime, la disperazione, l'incredulità di fronte a quello scempio, lo sgomento, insieme alla maledizione contro chi li aveva costretti a subire una sorte tanto tragica e devastante. Gli scampati ebbero subito la consapevolezza che la loro sopravvivenza fosse una vera e propria ingiustizia, un castigo invece che un favore del destino.

L'altra questione che vorrei sottolineare è lopportunità di presentare questo libro oggi, vicino alla data dell’8 marzo, festa della donna. Oggi molti si chiedono il senso di questa ricorrenza. La festa della donna è, a mio avviso, la presa di coscienza che c'è ancora tanto da fare sul cammino della parificazione tra uomini e donne, relativamente al tema della conciliazione lavoro e famiglia, ma non solo. Troppe donne vivono situazioni di abusi e finiscono uccise da coloro che da compagni di vita si sono trasformati nei loro carnefici.



La giornata della donna significa parlare di coraggio, di voglia di autodeterminarsi, di indipendenza.
Quest’opera racconta appunto una storia di eroismo e di sacrificio che ha come protagonista due ragazze. Due ragazze normali che, in questo senso, mi ricordano un'altro personaggio femminile, quello di uno dei libri più importanti della narrativa del dopoguerra, L’Agnese va morire di Renata Viganò, una testimonianza della resistenza vissuta da una persona comune, una donna appunto.
L’Agnese, come lascia presagire il titolo, morirà catturata durante un rastrellamento. Lo stesso accadde per Delia e Maria, che trovano la morte in un mulino, uccise perché non restarono nascoste, ma si adoperarono spinte dal desiderio di proteggere la propria famiglia.
L'altra figura femminile di spicco di questa storia è Anna, la madre delle due sorelle, che impotente,  le vide uscire dal loro nascondiglio e non riuscì a proteggerle come avrebbe voluto, impegnata a tenere nascosto il piccolo Angiolo, appena bambino.
A lei toccherà la sorte più dura, cioè quella di sopravvivere alla morte delle proprie figlie. Sarà proprio lei, nell'ultimo capitolo dell'opera, a lasciarci la sua ultima riflessione: di fronte ad una natura ormai totalmente indifferente, così come era stata silenziosa spettatrice degli scontri tra alleati e nazi-fascisti, non c'è mai pace da un dolore così devastante, non ci si abitua mai.
L'unica speranza è affidata alle nuove generazioni, perché non dimentichino. Perché in loro non si spenga mai la sete di giustizia e verità.




Giuseppe Vezzoni riempe i vuoti delle testimonianze con una licenza poetica delicata e potente allo stesso tempo, ricorrendo alla forza espressiva del dialetto versiliese. Come nei suoi libri precedenti, l'autore riesce in un'impresa degna di merito: ridare la voce a coloro a cui era stata strappata con una brutalità che lascia ancora oggi atterriti.


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