mercoledì 1 agosto 2018

Oceano Mare di Alessandro Baricco


Una visione onirica, una carrellata di immagini e situazioni che ammaliano il lettore, un libro senza trama apparente che mischia poesia e filosofia. Un balsamo per l'animo. Questo e molto di più è stato per me, Oceano Mare.
In bilico sull'orlo della terra, cullato dalla preghiera incessante del mare, sorge un luogo fuori dal tempo, la Locanda Almayer, dove le persone si rifugiano per guarire, o più spesso, per sfuggire ai mali del mondo. Scorrendo le righe incontriamo il pittore Plasson, che cerca di dipingere dove inizia il mare; la bella Elisewin, talmente fragile da aver paura perfino del rumore dei suoi passi; il professor Bartleboom che sta scrivendo un'enciclopedia sui limiti. E Ann Deverià che deve guarire da una strana malattia, l'adulterio. E ancora il misterioso Adams, che nasconde un terribile segreto.


Non ti ho amato per noia, o per solitudine, o per capriccio. Ti ho amato perché il desiderio di te era più forte di qualsiasi felicità. 

Cosa lega questi personaggi? In apparenza, nulla. In realtà, tutto. Lo stesso spasmodico bisogno di trovare un senso, una strada tra le infinite possibilità, una pace che metta a tacere i tumulti del cuore, che mormora incessantemente come le onde che si infrangono sulla battigia.
È proprio il mare l'unico comune denominatore.
Il mare con il suo ventre marino capace di dare la vita ma anche di toglierla, culla segreta di antichi misteri, teatro di naufragi e terribili sciagure, capace di portare un uomo alla pazzia ma anche di guarirlo.
Il mare amico fidato, indifferente spettatore, rasserenante compagno, gelido nemico.
Il mare fine ultimo e principio di ogni cosa.


Perché nessuno possa dimenticare di quanto sarebbe bello se, per ogni mare che ci aspetta, ci fosse un fiume, per noi. E qualcuno un padre, un amore, qualcuno capace di prenderci per mano e di trovare quel fiume immaginarlo, inventarlo e sulla sua corrente posarci, con la leggerezza di una sola parola, addio. Questo, davvero, sarebbe meraviglioso. Sarebbe dolce, la vita, qualunque vita. E le cose non farebbero male, ma si avvicinerebbero portate dalla corrente, si potrebbe prima sfiorarle e poi toccarle e solo alla fine farsi toccare. Farsi ferire, anche. Morirne. Non importa. Ma tutto sarebbe, finalmente, umano.

Su Alessandro Baricco è già stato tutto. Il mondo dei lettori si divide tra chi lo ama e chi non lo sopporta. Personalmente, credo che i giudizi sugli autori lascino il tempo che trovano, ciò che mi interessa sono i libri, e come quest'ultimi ci parlino, ci coinvolgano, ci emozionino.
Oceano Mare è un libro di un'intensità sconvolgente, un concentrato di lirismo e suggestione, di difficile definizione. Non è un romanzo nel senso stretto del termine: a tratti sconfina talmente nel surreale da sembrare un fiaba, altre volte ancora trascende nella metafisica.


Io non è che volevo essere felice, questo no. Volevo...salvarmi, ecco: salvarmi. Ma ho capito tardi da che parte bisognava andare: dalla parte dei desideri. Uno si aspetta che siano altre cose a salvare la gente: il dovere, l'onestà, essere buoni, essere giusti. No. Sono i desideri che salvano. Sono l'unica cosa vera. tu stai con loro, et i salverai. Però troppo tardi l'ho capito. Se le dai tempo, alla vita, lei si rigira in un modo strano, inesorabile: e tu ti accorgi che a quel punto non puoi desiderare qualcosa senza farti male.

Un'opera dalla molteplici interpretazioni che ho fatto fatica ad inquadrare, ma che più probabilmente fugge ad ogni tentativo di banale classificazione. La verità è che la scrittura di Baricco è talmente evocativa e visionaria che sembra cantare come una sirena, ammaliando il destinatario, che si lascia travolgere con piacere, abbandonandosi senza riserve e lasciandosi guidare, così come il mare ipnotizza e sconvolge, spaventa e affascina, in un abbraccio da cui è impossibile sciogliersi.


Indicazioni terapeutiche: per chi cerca un senso, sapendo che non lo troverà.

Effetti collaterali: il capitolo sul naufragio è da pelle d'oca. Impossibile non andare con il pensiero ai fatti di cronaca legati alle tragedie degli sbarchi dei tanti disperati che fuggono dalla miseria e dalla guerra in cerca non dico di un futuro migliore, ma almeno possibile. Un racconto di una brutalità a tratti intollerabile ma che descrive a pieno la disumanità di certe situazioni. E dell'uomo, che tra tutte le bestie è la più crudele.




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