Berta Isla e Tomás Nevinson sono una coppia perfetta: si conoscono sin da ragazzi e il loro legame giovanile cresce nel tempo fino a condurli al matrimonio nel maggio del 1974, nella chiesa di San Fermìn de los Navarros. Ma la loro vita che appare già instradata su un binario con una placida destinazione subisce uno scossone. A seguito di un losco episodio, Tomás, per metà inglese, viene arruolato nei servizi segreti al servizio di sua maestà.
Non sempre riconosciamo le storie d'amore degli altri, neppure quando ne siamo noi l'oggetto, la meta, il fine.
Questo avvenimento segnerà una cesura nelle esistenze di Berta e di Tomás: i segreti e la distanza, sia fisica che intellettuale, si insinueranno tra i due, allontanandoli giorno dopo giorno. Pagina dopo pagina, il lettore si ritroverà immerso nelle riflessioni e nei dubbi che attagliano i due attori principali: quanto conosciamo davvero chi amiamo? O quanto l'oggetto del nostro sentimento non è che un costrutto mentale, una chimera, un'illusione nella quale ci sforziamo tanto di credere?
Javier Marías costruisce un romanzo su un amore imperfetto, su quanto un legame duraturo venga fiaccato dai non-detti e dai risentimenti, o, al contrario, possa sopravvivere, grazie alla consapevolezza che nessuna storia è immune alle delusioni, ai silenzi, ai disinganni.
Se c'è una cosa che caratterizza e accomuna gran parte dell'umanità (e con questo mi riferisco a quanti sono passati sulla terra dalla notte dei tempi), è che su tutti noi l'universo influisce senza che possiamo influire su di esso, o in misura minima. Noi crediamo di far parte del mondo, ci viviamo e ci affanniamo per modificarlo sotto questo aspetto nel corso della nostra vita, ma in realtà siamo "reietti dell'universo" come dice quel celebre racconto sul tizio che sparisce dal mondo trasferendosi in una via poco ontano senza dirlo a nessuno.[..] Il mondo non lo alterano certo la nostra soppressione o la nostra nascita, il nostro lento percorso, la nostra esistenza, la nostra fortuita comparsa e il nostro inevitabile annullamento.
Marías è un maestro del prolisso: la sua scrittura piena e ridondante appare riempire ogni spazio, saturando l'aria, coi i suoi mille interrogativi e le sue meditazioni. Ho trovato la parte centrale forse un po' troppo ripetitiva, come se l'autore volesse focalizzare l'attenzione sulla fase di stallo del rapporto tra i due protagonisti.
In ogni caso è indubbio che Berta Isla è più che un romanzo su un legame di coppia, è una profonda riflessione sui meccanismi insiti nell'animo umano, su ciò che ci spinge ad agire o a restare fermi, ad aspettare o a fuggire. Il rapporto tra Berta e Tomás alla fine appare quasi un pretesto per parlare di altro, di come ogni essere umano cerchi un proprio scopo nel mondo, un modo per lasciare un segno e di come tutto questo affannarsi si dimostri vano. Non siamo che reietti dell'universo, tutto ciò che abbiamo siamo noi stessi, con i nostri limiti e i nostri affetti, e niente di più.
Indicazioni terapeutiche: per chi è affascinato dalle zone oscure del matrimonio.
Effetti collaterali: Berta Isla è una novella Penelope, condannata ad aspettare il suo uomo, che come Ulisse, è impegnato altrove, a vivere una vita intensa e pericolosa, dalla quale lei è stata totalmente esclusa. Una donna che consuma il suo tempo nel dubbio e nell'attesa, paralizzata nel ritorno di colui che ama e che, forse, non ha mai conosciuto veramente.
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