Un baule, un casco da palombaro, una scatola di latta piena di biscotti, un'altalena, un ulivo nel giardino.
Per Ada, la protagonista di questo romanzo, la ricetta delle felicità è una casa che contiene poche cose.
Sua nonna Teresa, che l'ha cresciuta, le ha insegnato ad osservare le cose, come cambiano impercettibilmente ogni giorno, perché altrimenti, se smetti di farlo, arriva il giorno in cui non le riconoscerai più e non ti apparterranno più.
Per Ada, la protagonista di questo romanzo, la ricetta delle felicità è una casa che contiene poche cose.
Sua nonna Teresa, che l'ha cresciuta, le ha insegnato ad osservare le cose, come cambiano impercettibilmente ogni giorno, perché altrimenti, se smetti di farlo, arriva il giorno in cui non le riconoscerai più e non ti apparterranno più.
Ma soprattutto nonna Teresa le ha insegnato il rumore che fanno le cose quando iniziano. Un rumore meraviglioso che pochi però sono capaci di interpretare.
Un rumore che scaccia via la malinconia.
Al centro della storia c'è infatti il legame di Ada con il suo "Penna", un uomo pieno di dubbi, di segreti, di domande. Un uomo da cui però Ada non riesce a staccarsi, a cui si dona totalmente perché non sa fare altrimenti.
In generale, l'intero romanzo altera la concezione stessa di tempo, che sembra dilatarsi, sfaldarsi, assumere un nuovo significato. Il lettore si perde tra le righe, tra i dialoghi tra la protagonista e Giulia, l'infermiera che si prende cura di sua nonna, tra le sue riflessioni e le sue paure.
Tra i suoi ricordi.
Quelli di una bambina che si è sentita sempre diversa dagli altri. Perché non aveva i genitori, perché indossava un grembiulino rosso invece che rosa, perché tornava a casa a piedi, perché era dislessica.
La parola dislessia non viene quasi mai pronunciata nel libro, come se le difficoltà di Ada con le lettere e i numeri fosse il frutto del maleficio di una strega cattiva. C'è una non casuale sovrapposizione tra la storia narrata e la vita vera: anche Evita Greco, l'autrice, soffre di quella che oggi è classificata come un disturbo specifico di apprendimento. I bambini che ne sono affetti non sono meno intelligenti, semplicemente hanno bisogno di un altro metodo, che vada al di quello che standardizzato diffuso nelle scuole. Se non vengono aiutati finiscono per sentirsi stupidi, difettosi, non all'altezza delle aspettative. Prigionieri di un sistema che li relega ai margini.
Il rumore delle cose che iniziano è un libro denso, pieno di immagini, di poesia, di nostalgia, che vi farà pizzicare gli occhi di lacrime (una nota d'encomio alla lettera della nonna!). Un inno alla diversità, che non è per forza una cosa negativa, ma che può diventare una risorsa, se impariamo a rifiutare le regole che gli altri ci impongono e scegliamo di giocare seguendo solo le nostre.
Un libro che ci ricorda che, nonostante il dolore, le delusioni, le perdite, la nostra vera essenza è fatta di cose belle. Se impariamo a riconoscerle e a riconoscerne il vero valore nulla potrà impedirci di splendere.
Indicazioni terapeutiche: per chi conserva le carte dei regali, per chi sente felice quando si mette il rossetto, per chi dorme con le sue scarpette da ballo ai piedi del letto.
Effetti collaterali: Tutti cerchiamo un posto nel mondo. Solo che a volte quel posto non è luogo fisico ma una persona.
Un rumore che scaccia via la malinconia.
Vedi, Ada, prima o poi le cose devono iniziare. Sono come le strade, te sei lì a pensare che una stia finendo, ma in realtà è un'altra che è appena cominciata.
Ada sembra una creatura fatata, una sirena, troppo ingenua e fragile per vivere nel mondo reale, al di fuori della fortezza che sua nonna ha costruito per lei. Ada è stata abbandonata dalla mamma quando era solo una bambina e questo distacco ha lasciato in lei una ferita profonda: la paura di restare sola, di non accorgersi di ciò che sta per finire, di non essere in grado di prevedere il dolore che arriva.
Il libro si divide in due blocchi: una prima parte che scorre molto lenta, mentre una seconda più densa di avvenimenti. A fare spartiacque una morte annunciata, che lacera Ada, segnando il suo passaggio nell'età adulta. Un'adulta che non rinuncia tuttavia al suo modo particolare di guardare il mondo, alla voglia di emozionarsi ancora davanti ai regali, alle domande che mettono in difficoltà gli interlocutori, alla capacità di amare senza riserve, senza freni, senza paracadute.Le cose. Tutte le cose. Anche quelle che sembrano più difficili, anche quelle che passi mesi a prepararle, a pensarci su. Le cose accadono, e passano. E sono più facili. Più facili di quanto pensi.
Al centro della storia c'è infatti il legame di Ada con il suo "Penna", un uomo pieno di dubbi, di segreti, di domande. Un uomo da cui però Ada non riesce a staccarsi, a cui si dona totalmente perché non sa fare altrimenti.
In generale, l'intero romanzo altera la concezione stessa di tempo, che sembra dilatarsi, sfaldarsi, assumere un nuovo significato. Il lettore si perde tra le righe, tra i dialoghi tra la protagonista e Giulia, l'infermiera che si prende cura di sua nonna, tra le sue riflessioni e le sue paure.
Tra i suoi ricordi.
Quelli di una bambina che si è sentita sempre diversa dagli altri. Perché non aveva i genitori, perché indossava un grembiulino rosso invece che rosa, perché tornava a casa a piedi, perché era dislessica.
La parola dislessia non viene quasi mai pronunciata nel libro, come se le difficoltà di Ada con le lettere e i numeri fosse il frutto del maleficio di una strega cattiva. C'è una non casuale sovrapposizione tra la storia narrata e la vita vera: anche Evita Greco, l'autrice, soffre di quella che oggi è classificata come un disturbo specifico di apprendimento. I bambini che ne sono affetti non sono meno intelligenti, semplicemente hanno bisogno di un altro metodo, che vada al di quello che standardizzato diffuso nelle scuole. Se non vengono aiutati finiscono per sentirsi stupidi, difettosi, non all'altezza delle aspettative. Prigionieri di un sistema che li relega ai margini.
"Aspetto che qualcuno mi tagli la strada" rispose lei, senza pensare che nella sua lista quel lavoro non c'era ancora "O che me la cambi".
Il rumore delle cose che iniziano è un libro denso, pieno di immagini, di poesia, di nostalgia, che vi farà pizzicare gli occhi di lacrime (una nota d'encomio alla lettera della nonna!). Un inno alla diversità, che non è per forza una cosa negativa, ma che può diventare una risorsa, se impariamo a rifiutare le regole che gli altri ci impongono e scegliamo di giocare seguendo solo le nostre.
Un libro che ci ricorda che, nonostante il dolore, le delusioni, le perdite, la nostra vera essenza è fatta di cose belle. Se impariamo a riconoscerle e a riconoscerne il vero valore nulla potrà impedirci di splendere.
Indicazioni terapeutiche: per chi conserva le carte dei regali, per chi sente felice quando si mette il rossetto, per chi dorme con le sue scarpette da ballo ai piedi del letto.
Effetti collaterali: Tutti cerchiamo un posto nel mondo. Solo che a volte quel posto non è luogo fisico ma una persona.