mercoledì 22 febbraio 2017

Il suggeritore di Donato Carrisi

Metti che durante un trasloco ritrovi dei vecchi libri, tra i quali spunta lui, Il suggeritore di Donato Carrisi. Mi ricordavo vagamente la trama, ciò che invece non avevo scordato è che, all'epoca, mi era piaciuto. E anche molto. Così ho deciso di riprenderlo in mano.
Detto fatto, in due giorni ho polverizzato di nuovo questo romanzo.
La trama è all'altezza di un thriller ben costruito: Mila Vasquez è un'investigatrice specializzata nelle ricerca di bambini scomparsi dal passato oscuro. Incapace di provare empatia, è un'anima solitaria che ha scelto di dedicare la prorpia vita a ritrovare persone di cui si sono perse le tracce. Il suo non è solo un lavoro ma una missione.

Perché è dal buio che vengo. Ed è al buio che ogni tanto devo ritornare.

Suo malgrado,  Mila sarà chiamata d unirsi ad una squadra di agenti, diretta dal criminologo Goran Gavila, sulle tracce di un serial killer ribattezzato Albert. Unico indizio un"cimitero" in cui sono state ritrovate 6 braccia appartenenti ad altrettante bambine.
Partirà così una concitata caccia all'uomo, nella quale ogni passo avanti invece che avvicinare gli inquirenti alla soluzione del caso sembra confonderli sempre più.  Poco a poco, Mila e gli altri riusciranno a metter insieme i pezzi del puzzle, giungendo in tal modo ad una sconvolgente conclusione: l'assassino ha ideato un piano diabolico per portare a galla, non solo atroci misteri, ma ogni loro debolezza.

Una volta ho sentito qualcuno dire che il male può essere sempre dimostrato. Il bene mai. Perché il male lascia tracce di sé al suo passaggio. Mentre il bene lo si può solo testimoniare.

Il suggeritore è un romanzo cupo e crudo, farcito di violenze indicibili, un'apologia sull'eterno contro tra Bene e Male, dove però la bilancia qui sembra pendere dalla parte del Maligno. Un'implicita insinuazione che il male alberghi in ognuno di noi, e dipende appunto solo da noi se dargli ascolto o meno.
Emblematica la figura dottor Gavila, un uomo metodico, carismatico e misterioso, dal quale la protagonista finisce per essere attratta. Ma anche lui, come ogni personaggio in questa storia, nasconde un terribile segreto.
Donato Carrisi costruisce di fatto molto di più un thriller dalle tinte fosche: il suo è un romanzo che scava nel profondo dei personaggi mettendo in evidenza un'incontrovertibile certezza.
Non conosciamo chi ci sta accanto.
Così nel perenne tentativo di costruire legami e sentirci amati capita che commettiamo errori, scambiando i buoni con i cattivi, i nemici con gli amici, chi dovremmo proteggere con coloro da cui dovremmo difenderci.


Indicazioni terapeutiche: per chi ama i thriller nei quali il male inganna assumendo le forme più semplici.

Effetti collaterali: La sofferenza ha un compito. Serve a ricomporre i legami tra le cose dei vivi e quelli dei morti. E' un linguaggio che sostituisce le parole. Che cambia i termini della questione.
Chapeau. Non trovo altro da aggiungere.



lunedì 20 febbraio 2017

Ultima la luce di Gaia Manzini

Puoi vivere tutta pensando di essere un tipo di persona, di avere avuto l'esistenza che avevi desiderato e,  poi, svegliarti un giorno e scoprire che è stato tutto un abbaglio. Un'intera vita ridotta ad un'illusione fugace, come il tremolare della luce sulla superficie dell'acqua.
Ultima la luce racconta il percorso di disincanto del protagonista, Ivano, che alla morte della moglie scopre che il mondo che si era costruito era soltanto un miraggio.

Quello che non aveva mai saputo di lei doveva essere stato il motore della sua devozione, tanto quanto ciò che conosceva. Quale parte di Sofia aveva amato di più? Quella che aveva avuto sotto gli occhi o quella che si sottraeva? La sua natura enigmatica aveva reso enigmatica anche la loro vita insieme. Insolubile.
È davvero possibile rimettere insieme i pezzi?
È pensabile, dopo aver vissuto più di metà della propria vita, trovare un nuovo senso?
Ivano ci riesce. O almeno ci prova. A ricostruirsi a partire da una diversa cognizione di sé, dall'amara constatazione che sì le bugie ci aiutano a convivere con le nostre debolezze, ma ci allontanano anche inevitabilmente dall'unica serenità possibile. Un tentativo che passa necessariamente attraverso la ricostruzione del rapporto con la figlia Anna, ormai diventata una sconosciuta, e, perché no, un nuovo amore.

 Il presente serviva solo come base per proiettarsi di continuo in avanti. 

Gaia Manzini costruisce un romanzo sulle seconde possibilità, sulla necessità di buttarsi come ci si tuffa in piscina, affrontando il dolore bracciata dopo bracciata, con i polmoni che bruciano ma la voglia di continuare ad ogni costo, di non mollare mai.
Un libro basato sull'antitesi tra esterno ed interno: da una parte il mondo che scorre indifferente come al solito, anzi quasi rallentando, come se la nuova consapevolezza di Ivano gli donasse uno sguardo nuovo capace di cogliere dettagli nelle cose che prima gli erano sconosciuti; dall'altra l'autrice è magistralmente capace di rendere la complessità dei dubbi e dei tormenti che lacerano l'animo del protagonista.
Un uomo stanco ma non vinto, deciso a gettarsi tutto alle spalle e guardare solo avanti. Verso la luce.


Indicazioni terapeutiche: per chi sceglie di buttarsi, di ricominciare, di andare avanti.

Effetti collaterali: Benazir Bhutto disse: Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite. Scegliere di non rischiare significa non onorare la possibilità di essere pienamente realizzati che ci è stata donata. Non importa quanto il mare aperto ci atterrisca . È là che dobbiamo andare.


mercoledì 8 febbraio 2017

Follia di Patrick McGrath


L'amore è, da sempre, al centro della letteratura occidentale. È stato raccontato come sentimento contrastato destinato ad abbattere ogni ostacolo, come un'amicizia che si trasforma in qualche cosa di più, come un'affinità elettiva, come un tumulto interiore inconfessabile.
È, a tutti gli effetti, considerato il motore dell'esistenza umana, ciò che muove il mondo, l'unica cosa per cui vale la pena vivere e,  perché no, morire se necessario.

Ma scusa, provai a dirle, in cosa credi consista il tradimento? Nell'andare a letto con qualcuno, o nella possibilità di distruggere, andandoci, la felicità di qualcun altro?

Follia di Patrick McGrath è la storia di un'ossessione, una passione così impellente, da travolgere ogni sicurezza, ogni convenzione, ogni barlume di lucidità. Così totalizzante da spingere a sacrificare sull'altare della cieca bramosia qualsiasi affetto. Un viaggio senza ritorno tra le pieghe di un'uragano dell'animo che non si può descrivere, soltanto vivere. Di una smania che ottunde tutti sensi e lascia prostrati, vuoti, inermi.

Era come se l'avessero rubata, quella felicità, anzi come se l'avessero trovata per caso e se la fossero portata via di corsa, perché in realtà apparteneva a qualcun altro e loro non ne avevano alcun diritto.

Inghilterra, 1959. Stella è la giovane e bella consorte dello psichiatra Max Raphael, costretta a seguirlo nella campagna londinese, quando quest'ultimo viene nominato vicedirettore di un importante ospedale psichiatrico. Quella che l'aspetta è una vita ovattata, divisa tra le cure per il figlio Charlie e i doveri di moglie. Un'esistenza sicura, quasi banale, al riparo da pericoli, ma anche priva di ogni guizzo o entusiasmo.
Almeno fino al giorno in cui nella sua vita irrompe Edgar Stark, un paziente ricoverato per aver ucciso e mutilato la moglie in preda a deliri ossessivi. Fra i due scoppierà un'attrazione, impossibile da ignorare, che spingerà la protagonista a mettere in discussione tutte le sue certezze pur di non rinunciare alla sua relazione extraconiugale.


“Già, l’amore” dissi. “Parliamo di questo sentimento che non riuscivi a dominare. Come lo descriveresti?”. Qui Stella fece un’altra pausa. Poi, con voce stanca, riprese: “Se non lo sai non posso spiegartelo”. “Allora non si può’ definire? Non se ne può parlare? E’ una cosa che nasce, che non si può ignorare, che distrugge la vita delle persone. Ma non possiamo dire nient’altro. Esiste, e basta”.

Patrick McGrath confeziona un libro cupo, a tratti angosciante, affrontando il tema dell'adulterio in una chiave inedita: la passione come una deviazione, una malattia dell'anima. L'intera vicenda è infatti narrata dal punto di vista di Peter Cleave, uno psichiatra che ripercorre la storia di quello che egli stesso definisce il più perturbante caso clinico che abbia mai incontrato nella sua carriera.
La domanda inespressa resta: è possibile scegliere? Esiste davvero la possibilità di decidere se rimanere fedeli ai propri precetti morali o non si può fare a meno, talvolta, di essere travolti dalle nostre stesse oscure passioni?
Lascio a voi lettori trovare una risposta.


Indicazioni terapeutiche: per chi crede che il vero amore faccia rima con dolore.

Effetti collaterali:  Stella Raphael è una moderna Emma Bovary, che sceglierà l'incubo della pazzia alla prigione di una vuota vita borghese. E che anche alla fine, sull'orlo dell'abisso, non si pentirà delle sue scelte scellerate. Nessun ripensamento, nessun rimpianto. A riprova che la follia, a dispetto delle apparenze, è nascosta in ognuna di noi.