mercoledì 19 agosto 2015

Ciò che inferno non è di Alessandro D'Avenia

Calvino diceva che l'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà ma è qualcosa che è già qui. L'unico modo per sopravvivere è cercare e saper riconoscere ciò che, in mezzo all'inferno, inferno non è.
Questo è il compito che porta avanti Padre Pino Puglisi, parroco del quartiere Brancaccio di Palermo, che combatte ogni giorno la sua battaglia contro l'inferno. L'inferno è abbassare lo sguardo, è voltarsi dall'altra parte, l'inferno sono gli omicidi, il pizzo, le bombe, l'inferno è pura sottrazione, è togliere tutta la vita e l'amore da dentro le cose. L'inferno a Brancaccio ha un nome solo: Mafia.
Ma Padre Puglisi sa che l'inferno è soprattutto l'assenza di una scuola media: perché se butti i ragazzi in strada, se non dai loro la speranza di un futuro diverso, se non insegni che la vita non è solo violenza allora la Mafia non sarà mai sconfitta. Cultura e amore sono armi più potenti di qualsiasi pistola. Perché il vero inferno è quando perdi la libertà di amare.

Se nasci all'inferno hai bisogno di veder almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esita altro.

Nella battaglia quotidiana di Don Puglisi verrà coinvolto anche Federico, studente diciassettenne con l'anima del poeta e la corazza troppo debole per resistere ai colpi della vita. Scoprirà un mondo che va aldilà dei suoi amati libri, un mondo cattivo e spietato che spezza i deboli e premia i forti. Ma, come spesso accade, in mezzo all'inferno troverà anche l'amore, Lucia, e la voglia, insieme a lei, di trovare una scintilla laddove sembra esserci solo oscurità.
Alessandro D'Avenia costruisce una storia che intreccia romanzo e realtà, un inno alla bellezza e al fascino della sua Palermo, un grido di dolore per ciò in cui si è trasformata dopo anni nella morsa della mafia, come un animale morente che non rinuncia alla speranza.

Ci sono pensieri che non pensiamo, sono loro che pensano noi, come le parole che tornano in mente senza averle evocate.

Un romanzo di una forza travolgente, commuovente, poetico, denso di citazioni e riflessioni, di una rara bellezza, come certi tramonti sul mare. Ma è soprattutto un tributo a  Padre Pino Puglisi e alla sua incessante azione di evangelizzazione che lo ha portato in mezzo alla gente, a lottare per i più deboli. La sua azione è stata rivoluzionaria, un grido in mezzo a tanto silenzio. Una lotta pagata a caro prezzo: Padre Puglisi fu ucciso la sera del suo cinquantaseiesimo compleanno il 15 settembre 1993 da due sicari.
Morendo con il sorriso sulle labbra ci ha lasciato un'eredità pesantissima: non abbiate paura, non c'è libertà maggiore che la ricerca della verità. Per essere felici serve solo il coraggio, il coraggio di affrontare sempre la vita a viso aperto, di non risparmiarsi e di non lasciarsi imprigionare dalla paure.

Indicazioni terapeutiche: per chi non conosce Padre Pino Puglisi, per chi crede che la Mafia può essere combattuta, per chi ogni giorno ha il coraggio di realizzare un piccolo sogno e di donarlo agli altri.

Effetti collaterali: Troppo spesso ci giustifichiamo affermando che le cose sono sempre state così. Troppo comodo dare la colpa agli altri, a chi è venuto prima di noi, alla politica. La politica siamo noi, le scelte che facciamo ogni giorno camminando per la strada.
Non basta evitare il male, il bene bisogna farlo.