mercoledì 13 febbraio 2019

So che un giorno tornerai di Luca Bianchini


Per molti la vita è una retta, un binario che tende all'infinito, una stazione da cui passa un treno soltanto. Per altri invece è un circolo, l'eterno ritornare di situazioni, sentimenti e pentimenti, il perpetuarsi di prove ed errori, di gioie e delusioni, di amori e tradimenti.

Alla fine, ognuno di noi s'innamora di chi ci guarda per un attimo e poi ci sfugge per sempre.
Trieste, fine anni '60. Angela è la ragazza più bella del quartiere, un futuro carico di promesse, divide le sue giornate tra le scorribande con il fratello Riccardo e la venerazione dei suoi numerosi ammiratori. Qualcosa però nell'ingranaggio della sua vita spensierata si inceppa, quando, poco meno che ventenne, rimane incinta di un "jeansinaro" calabrese, Pasquale, che messo alle strette le confessa di essere spostato e la abbandona al suo destino. 
Angela rimasta sola, tradita dal suo "grande" amore, si scoprirà troppo immatura ed egoista per confrontarsi con il suo nuovo ruolo di genitore: fuggirà da Trieste, la sua città natale, per rifugiarsi nella braccia comprensive di un altro uomo, Ferruccio, rifacendosi una vita a Bassano. Manterrà con la figlia un rapporto sporadico, fatto di aspettative disilluse e una conoscenza troppo superficiale, un sentimento troppo inconsistente per essere assimilato all'amore assoluto tra madre e figlia.
Emma sarà allevata dai nonni materni, il club dei Pipan, con a capo il nonno che rimpiange la dominazione austriaca, e viziata dall'affetto degli zii: diventerà una ragazza ribelle e libera, forte come soltanto chi è dovuto crescere senza un appiglio sicuro può essere. Sarà proprio lei a riunire la sua "famiglia" inesistente, perdonando i suoi genitori per la loro assenza e segnando, di fatto, un nuovo inizio per tutti.


"Allora lascia che ti dica l'unica cosa che ho capito: non arrenderti come ho fatto io. Nella vita bisogna stare bene, e c'è un solo modo per farlo: provare tutte le strade."

So che un giorno tornerai è la storia di vite bloccate, incapaci di andare avanti: Emma che ha passato la vita ad elemosinare un po' d'affetto dai suoi genitori. Angela che rimpiange il suo amore giovanile. Ferruccio che aspetta con pazienza che sua moglie lo scelga per restare. Pasquale che è scappato davanti alle responsabilità ma spera di avere una seconda occasione. 
Un libro leggero, che forse pecca a tratti di superficialità, non approfondendo la psicologia dei personaggi e seguendo una trama fino troppo plausibile. Una lettura dei buoni sentimenti, sulla forza del perdono e sulla capacità che ha la vita di rimescolare le carte, regalandoci il tanto sperato lieto fine. Poco plausibile ma di buon auspicio.

Indicazioni terapeutiche: per chi crede nelle seconde possibilità.

Effetti collaterali: Trieste come luogo di frontiera, il multiculturalismo, la difficoltà di crescere e confrontarsi con le proprie origini. Le premesse per una trama piena di spunti c'erano tutte. In realtà la storia si appiattisce dopo le prime venti pagine e, ancora peggio, non ho sentito nessuna empatia né per la protagonista Emma, che ha trasformato il rifiuto dei suoi genitori in un becero anticonformismo fine sé stesso, né tanto meno per sua madre Angela, troppo presa da sé stessa e dalle sue follie amorose, per comprendere il dolore causato dalle sue continue fughe. Due donne cieche, a tratti ottuse, condannate a ripetere i  medesimi errori, perché incapaci di mettersi in discussione, di vedere aldilà dei propri biechi desideri. Troppo vuote per capire la pienezza dell'esistenza e le sue innumerevoli sfumature.



venerdì 1 febbraio 2019

La simmetria dei desideri di Eshkol Nevo

In effetti, l'amicizia è una faccenda strana, secondo me. Sono ormai cinque anni che traduco dall'inglese articoli accademici di argomento umanistico o sociale, e non ho ancora trovato un articolo che analizzi la questione in profondità. Certo, oggi tutto dev'essere statistico ed empirico, mentre è difficile quantificare e calcolare distanza e vicinanza, fedeltà e tradimento, amore e nostalgia. E forse non è neppure necessario.
Il legame apparentemente indissolubile tra quattro ragazzi di Haifa è la colonna portante di questo romanzo: durante la finale dei Mondiali di calcio del 1998 quattro amici decidono di scrivere su tre biglietti i desideri che vorrebbero realizzare, con l'impegno di conservarli fino al mondiale successivo per verificare quanto da loro auspicato si sia realmente concretizzato.
Non hanno ancora trent'anni ma hanno già condiviso insieme molte esperienze, la scuola, i viaggi, l'esercito. Nonostante questo, ciò che li lega maggiormente è la loro spinta verso il futuro, le speranze e i sogni, la voglia di scendere a patti con le proprie paure e di scrivere il proprio domani.

Qualcosa di fondamentale è sballato in ciascuno di noi, no?, ho commentato io. Per il semplice fatto che siamo esseri umani.

Churchill è il carismatico del gruppo, capace di affascinare le persone, soprattutto le donne, con la sua personalità esuberante, sogna di diventare un grande avvocato e realizzare qualcosa di importante. Amichai è sposato con Ilana la piagnona, una donna che i suoi amici faticano a capire ed apprezzare, ha due gemelli e vende polizze per malati di cuore, anche se spera un giorno di aprire una clinica di medicina alternativa.  Ofir lavora nella pubblicità, è il più bravo con le parole, ma sente di aver tradito la propria stessa natura perché ha venduto l'anima al mostro del marketing. Infine Yuval, il narratore, timido e silenzioso: è attraverso i suoi occhi che viviamo le vicende raccontate nel libro. Proprio lui, il più sensibile e introverso, guiderà il lettore attraverso gli amori e i dolori, i timori e le illusioni di questo gruppo di ragazzi, sullo sfondo di una terra difficile come Israele.

Io con lei mi sento normale, ha detto Ilana. mi sento a posto. sento che la mia tristezza è a posto. Che la mia pesantezza è a posto. Che il fatto che ogni tanto ho bisogno di nascondermi dal mondo è a posto. Mi sento capita quando sono con maria. Capita fino in fondo.

La simmetria dei desideri di Eshkol Nevo non è soltanto la storia di un'amicizia con la A maiuscola ma una parabola sulla crescita personale, sulla ricerca di un senso più profondo della vita, sulla solitudine e sui legami tra le persone. Un romanzo scorrevole ma non scontato, che regala, al tempo stesso, sprazzi di ironia e riflessioni profonde. Un viaggio nell'animo umano destinato a non finire mai.


Indicazioni terapeutiche: per chi crede che gli amici siano un'oasi nel deserto che permette di dimenticare il deserto.

Effetti collaterali: per uno strano gioco del destino (sempre che esista) i desideri dei quattro protagonisti saranno rimescolati come carte dal vento. Quanto di ciò che vogliamo è davvero un nostro desiderio interiore o quanto, invece, è frutto delle circostanze? E soprattutto è pensabile ipotizzare una sorta di armonia come punto di arrivo del proprio percorso? O forse, dal momento che viviamo in una realtà disarmonica, un tentativo del genere è destinato a fallire in partenza?