mercoledì 27 maggio 2015

Il cacciatore del buio di Donato Carrisi


Un altro centro per Donato Carrisi, che si conferma il miglior scrittore italiano di thriller sulla piazza.
Dopo il successo de Il tribunale delle anime, Carrisi torna con una storia che ci fa incontrare nuovamente il misterioso Marcus, l'ultimo dei penitenzieri, il cui destino si incrocia ancora una volta con Sandra, fotorivelatrice della polizia. Marcus è un prete sui generis con un talento raro: vede le anomalie, scorgendo il male laddove gli altri vedono solo la normalità.
I due protagonisti si ritroveranno sulle tracce di un pericoloso serial killer. Ma le indagini si riveleranno più difficili del previsto: è possibile che qualcuno stia proteggendo un efferato assassino? Se sì, qual è il vero motivo?
Marcus e Sandra si ritroveranno a lottare con i propri dubbi e le proprie paure, in una una vicenda che li porterà a scandagliare gli abissi dell'animo umano per potere giungere alla soluzione del caso. Un mistero che li trascinerà a scoprire segreti rimasti inviolati a lungo, protetti a ogni costo, da chi si trova al di sopra di ogni sospetto. Cosa si è disposti a sacrificare per far trionfare il bene? Si può perseguire il bene facendo anche il male se il fine lo richiede? Forse il bene e il male non sono altro che le due facce della stessa medaglia. 
Carrisi costruisce una trama piena di colpi di scena, dove niente è ciò che appare, che inchioda il lettore e non gli lascia scampo. Un susseguirsi di enigmi e misteri, che come scatole cinesi, ne contengono altri, in una escalation che pare non avere fine. 
Una nota speciale per l'introspezione psicologica che caratterizza i due personaggi: non sono mere figure di azione, ma persone tormentate, piene di dubbi, che si interrogano e si mettono in discussione. Due anime inquiete alla ricerca della verità e della giustizia. Perché se il bene si è evoluto con l'umanità, il male è rimasto sempre uguale a se stesso. Solo che noi abbiamo disimparato a riconoscerlo.


Indicazioni terapeutiche: per chi ama gli enigmi complicati, per chi sa che tra il nero e il bianco esistono infinite sfumature di grigio.

Effetti collaterali: "Il bene è l'eccezione, il male è la regola." Questo è il mantra che guida il protagonista. L'uomo è debole, vittima dei suoi istinti e dei suoi limiti. Ciononostante Marcus non si arrende mai, certo che finché l'umanità vivrà, sopravviverà anche la speranza della redenzione. Perché un cacciatore del buio non può fare a meno di vedere il male, ma non perde mai la fiducia nel bene. Così dovrebbe fare ognuno di noi: in mezzo alle tempesta della vita, non dovremmo mai perdere la fede che qualcosa di bello e inaspettato può sempre capitarci.


lunedì 25 maggio 2015

Chi si ama si sposa. Nozze gay sì o no?

Il matrimonio per molte donne è un sogno, per la maggior parte degli uomini un incubo. Per i molti che non possono contrarlo, è diventata una battaglia senza fine.
Sto parlando di tutte quelle coppie omosessuali a cui è ancora oggi negata la possibilità di riconoscere la propria unione davanti alla legge. E se è pur vero che  il matrimonio è una gabbia, chi sta dentro vuole uscirne, ma chi sta fuori vuole entrarvi.  
Qui non si tratta certo di wedding cake o allestimenti floreali ma del diritto di autodeterminarsi e di vedere riconosciuti le proprie libertà fondamentali. Perché il fatto che un individuo creda o meno nel matrimonio è irrilevante. Lo è invece che possa sposarsi, e sopratutto che  possa farlo, indipendentemente dal fatto che voglia convolare a nozze con una persona del suo stesso sesso.
Anche nella ultra-cattolica Irlanda ha vinto il fronte progressista: il 62,1 per cento dei votanti ha detto "sì" alle nozze gay. L'Irlanda diventa così il primo Stato ad aver approvato le unioni gay grazie a un referendum popolare (di fatto la costituzione irlandese può essere modificata solo attraverso la consultazione).
Resteranno nella storia le file agli aeroporti, documentate grazie a twitter attraverso l'apposito hashtag #hometovote, per il rientro in patria dei tanti lavoratori all'estero che tornavano a casa per partecipare al voto. Siamo di fronte a una metamorfosi epocale: in un solo giorno l'Irlanda si è trasformata da simbolo del bigottismo a faro per l'Europa. Un cambiamento che ha scosso le stesse fondamenta della Chiesa. L'arcivescovo di Dublino Diarmuid Martin, all'indomani della vittoria della vittoria dei sì, ha commentato: "Quanto è accaduto non è soltanto l'esito di una campagna per il sì o per il no, ma attesta un fenomeno molto più profondo, una rivoluzione culturale."

File agli aeroporti: tutti in viaggio per votare sì

Sale così a 21 il numero dei Paesi che in tutto il mondo hanno legalizzato i matrimoni tra omosessuali (Danimarca, Olanda, Belgio, Spagna, Francia, Canada, Sudafrica, Norvegia, Svezia, Slovenia, Portogallo, Inghilterra, Galles, Islanda, Argentina, Uruguay, Nuova Zelanda, Finlandia, Messico, Brasile e Usa, in 38 Stati),
E In Italia?
La nostra Costituzione parla chiaro e recita all'articolo 3 "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Ma si sa dalla costituzione scritta a quella materiale , il passo è più lungo di quanto possa sembrare.
Per alcuni è colpa del Vaticano, per altri dei conservatori. Molti si aggrappano ancora all'idea che il termine MATRIMONIO non possa essere usato per le coppie omosessuali. Come se questa parola alludesse ad una sorta di sacralità religiosa che non può essere "violata". Masturbazioni mentali. Ecco cosa sono. Che si scelga di usare questo termine o un altro non fa differenza. Pacs, unioni civili, matrimoni non sono ectoplasmi ma vincoli giuridici stabiliti dalla legge. E le leggi sono fatte dagli uomini.
Ciò che manca in Italia è la volontà di cambiare. Non so sto parlando solo della classe politica ma dei singoli. La vera domanda è: siamo pronti?
Purtroppo no. Ci sono ancora troppi che si sentono minacciati dalle comunità gay e transgender, troppi che si riempiono la bocca di parole come "depravati", troppi quelli chi sostengono che le unioni omosessuali mettano in pericolo la sopravvivenza della specie. Siamo un popolo di omofobi. Siamo disposti a tollerare i gay purché si nascondino, non ostentino, dissimulino. Siate chi vi pare ma a casa vostra. E per carità non vi azzardate a chiedere pari diritti e opportunità. Vergogna.
Eppure basterebbe poco. Lasciare la porta aperta e far entrare il futuro: una società nuova e più giusta, una società tra eguali. Una società senza discriminazioni.
Un giorno saremo pronti. Forse.

mercoledì 20 maggio 2015

Morte dei Marmi di Fabio Genovesi

Un pamphlet su Forte dei Marmi e suoi abitanti.
Un inno alla propria terra e una feroce critica a chi l'ha venduta, anzi svenduta.
Una vera e propria dichiarazione d'amore. 
Una promessa di restare, perché esiste un solo luogo sulla terra al quale apparteniamo, e da quel luogo non si può fuggire, perché è semplicemente quel posto dove ti senti a posto.
Morte dei Marmi è un'opera sui generis. Non è né un romanzo né un saggio, piuttosto una profonda riflessione su cos'è Forte dei Marmi, o meglio su cosa sia diventata. Un paese di contrasti: affollato e glamour d'estate, solitario e scontroso d'inverno.
Per la stragrande maggioranza delle persone è una meta turistica d'élite: boutiques, ristoranti di lusso, ville faraoniche. Uno scorcio della società dell'apparire in cui viviamo, niente di più o di meno di uno specchietto per le allodole. Ma per chi ci vive, per chi resta quando i villeggianti tornano a casa è qualcos'altro: l'odore del salmastro trasportato dalla tramontana, le vette delle Apuane tinteggiate dal rosa dei tramonti invernali, gli arcobaleni che fanno cucù tra un temporale e l'altro.
Un paese con un'anima segreta, quasi selvaggia, che si lascia scoprire da pochi, da quelli che non si fanno abbagliare dai lustrini, da quelli che riescono a vedere oltre. Un paese reso straordinario, oltre che dalla natura, dai suoi abitanti: stoici, imperturbabili, indomabili, selvatici. Gente che un momento prima ti spara addosso e un attimo dopo ti spalanca le porte di casa sua. Gente strana, i versiliesi.
Nel libro di Fabio Genovesi c'è tutto: l'odio per i turisti unito alla consapevolezza che senza di loro la Versilia non sarebbe quello che è, le leggende sui Russi e sulla loro "generosità", la nostalgia per gli anni '60, il disprezzo per tutto ciò che pretende di essere esclusivo e finisce per scadere nel ridicolo. Muovendosi tra critiche e aneddoti divertenti, lo scrittore riesce a mischiare sapientemente ironia e malinconia, che come due gusti stranamente  assortiti di un gelato si fondono per regalare al lettore un sapore nuovo.
È impossibile non rimanere avvolti nelle maglie del racconto di Genovesi che ti cattura e ti porta a scoprire il "suo paese": anzi te lo regala, come fa una persona quando ti dona una piccola parte di sé.

Indicazioni terapeutiche: per tutti i versiliesi, per chi quando torna da un viaggio e scorge le Apuane si sente allargare il cuore, per chi ama la sua casa.

Effetti collaterali: Io vivo a Morte dei Marmi. anzi no a Forte dei Marmi. Perché un paese non è morto se ancora ci vive qualcuno.
E allora smettiamo di lamentarci che ci stanno portando via la casa, il lavoro, il futuro.Non lasciamoglielo fare. Facciamo come Genovesi che si tiene la sua casetta Vittoria Apuana, rifiutandosi di venderla a qualche miliardario. È vero che  soldi fanno comodo, ma se per averli rinunci a tutto ciò che ti rende felice, che senso ha?


venerdì 15 maggio 2015

Noi di David Nicholls


Cosa succede quando ci fermiamo e ci guardiamo indietro? Ha davvero senso ripensare alla propria vita cercando di capire cosa avremmo potuto fare meglio?
Proprio quello che succede a Douglas Timothy Petersen, scienziato razionale e metodico, quando un giorno, dopo venticinque anni di matrimonio, si sente dire dalla moglie Connie che la loro storia è finita.
"Credo di volerti lasciare". Poche parole che mandano in frantumi la sua intera esistenza. Douglas è sconvolto: credeva che il suo fosse un matrimonio felice. 
Per tentare il tutto per tutto organizza un viaggio a tre, forse l'ultimo, con sua moglie e il figlio adolescente Albie, con la speranza di salvare il matrimonio e recuperare il rapporto padre-figlio. Non una vacanza qualsiasi ma un Grand Tour in Europa, su modello di quello che facevano i giovani aristocratici nell'Ottocento per prepararsi alla vita adulta. Un viaggio reale ma anche metaforico, alla ricerca del proprio passato, per comprendere meglio il presente e progettare un futuro radioso.
Tra gallerie d'arte, monumenti famosi e ristorantini romantici riuscirà Douglas a riconquistare le persone più importanti della vita?
Dopo il grande successo di Un giorno, David Nicholls torna con un romanzo che indaga le complicate dinamiche familiari, mescolando umorismo british, toni melodrammatici e autoironia. Attraverso i continui salti tra presente e passato, l'autore ricostruisce la storia d'amore tra i due protagonisti: il primo incontro, il loro essere così diversi, creativa e frizzante lei, concreto e pragmatico lui, la voglia di completarsi, di stare insieme a dispetto delle differenze. Ma, come uno scienziato che osserva la realtà al microscopio, individua anche le crepe di una vita all'apparenza serena: le responsabilità del lavoro, il tra-tran della vita da pendolare, le discussioni sull'educazione dei figli. Un grigiore che insinua piano piano e sbiadisce i sogni  e gli entusiasmi di giovanili.
E se l'unico veleno capace di uccidere l'amore fosse la subdola routine?

Indicazioni terapeutiche: per tutti color che affrontano le gioie e le difficoltà di un matrimonio, per i romantici disillusi, per chi pensa che l'amore dura finché dura.

Effetti collaterali: Di tutti i sentimenti la la nostalgia è il più “inutile e futile perché rappresenta il desiderio di qualcosa che è perso per sempre”. Cosa ci resta da fare allora? Se ciò che abbiamo dato, se l'amore che abbiamo provato è svanito come la nebbia alle prime luci dell'alba, cosa resta di noi?




venerdì 8 maggio 2015

Festa della mamma: l'amore non sbaglia mai


Una mamma basta a 100 figli, ma 100 figli non bastano ad una mamma.
La saggezza popolare sintetizza così, in poche parole, il legame indissolubile e assoluto che lega ogni madre ai suoi figli. 
Da figlia, posso dire che una mamma non sbaglia mai. O se commette degli errori è solo per troppo amore. 
E allora mi chiedo: quando si agisce in nome dell'amore è tutto giustificabile?
Forse no. Forse anche l'eccesso d'amore genera mostri. Forse chi non è stato amato da piccolo diventerà un genitore troppo indulgente, pronto a mettere nelle mani dei propri pargoli il mondo intero. O al contrario, chi ha avuto genitori troppo severi si ritroverà a sua volta ad essere intransigente. Che ci piaccia oppure no, il clima familiare in cui cresciamo determina gli individui che saremo. Una sorta di karma da da cui non possiamo scappare.
Quindi non importa quanto abbiamo amato, odiato, ammirato, criticato nostra madre, il rapporto con lei ci segnerà per il resto della nostra vita.
Per quanto riguarda la mia esperienza personale non ho particolari ricordi di torte appena sfornate o biscotti fatti in casa. La mia è una di quelle mamme che ha sempre lavorato, impegnata nell'estenuante barcamenarsi tra il ruolo di donna lavoratrice, madre e moglie. Multitasking, direbbero oggi.
Solo ora capisco quanto deve essere stata dura, quanta straordinarietà c'è nel vivere la propria quotidianità con il sorriso sulle labbra, senza lasciarsi abbattere dalle avversità.
Ecco quando rifletto su  mia mamma, su ciò che mi ha trasmesso, il mio pensiero va alla sua forza, alla sua capacità di esserci sempre, senza essere invadente. Una sorta di rete di sicurezza. Tu sei lassù che volteggi nella vita come un acrobata su un filo, sempre in bilico tra le tue aspirazione e la paura di non farcela, consapevole però che ad ogni passo falso ci sarà qualcuno pronto ad afferrarti.
Ma non solo. Mi ha insegnato ad essere una donna indipendente, una che non ha bisogno di appoggiarsi ad un uomo per sentirsi completa. E tutto questo lo ha fatto senza sprecare tante parole a costruire teoremi su cosa fosse la vita. D'altronde la vera educazione è fatta da esempi da imitare più che di insegnamenti da dispensare.
Allora auguri a tutte le mamme: quelle che corrono dalla mattina alla sera, quelle che fanno le torte fatte in casa, quelle che non rinunciano alla carriera o alla palestra, quelle che "Sono ingrassata ma chi se ne frega", quelle che si emozionano per ogni "Ti voglio bene", quelle che si sentono inadeguate, quelle che vorrebbero essere più severe, quelle con i sensi di colpa perché non sono abbastanza presenti, quelle che non si  sentono mai abbastanza.
Il mestiere della mamma è il più difficile di tutti. Non ci sono né libretti d'istruzioni né strade maestre. Basta seguire il proprio istinto. E se a volte si sbaglia, lo ripeto, è stato solo per troppo amore.
Buona festa della Mamma a tutte!


domenica 3 maggio 2015

Due di noi di Emily Gould

L'amicizia tra donne è difficile. Tutte sognano di trovare l'amica perfetta, quella che ti legge dentro con un'occhiata, e fuggire con lei verso l'orizzonte come Thelma & Louise.
Ma ammettiamo la verità, una volta gettati gli occhiali con le lenti rosa, la realtà ci appare ben diversa: la nostra migliore amica non ci capisce, non ha tempo per noi, anzi ora che che ci pensiamo meglio, un po' la invidiamo, perché lei ha quello che a noi manca. Bellezza, fascino, amore, una vita appagante, insomma. Ma quel sentimento è troppo brutto da accettare, troppo ripugnante. E allora preferiamo ignorarlo, sotterrarlo sotto metri di ragionamenti sensati e autoconvincerci che che non proviamo ciò che proviamo. Complicato, vero?
D'altronde l'amicizia femminile è intrinsecamente complicata, perché le donne sono complicate. Emotive, vendicative, volubili. Ma anche leali, generose, spietatamente sincere.
Amy e Bev sono come noi. Due ragazze trentenni alla prese con il difficile tentativo di fare qualcosa della propria vita, senza affogare nel mare della delusione e dei rimpianti. Gli eccessi dei vent'anni sono ormai un lontano ricordo, ma è dura accettare di essere cambiate.
Ci penserà la vita a dare ad entrambe un bello scossone: Bev rimarrà incinta e dovrà decidere se crescere un figlio da sola, mentre Amy, dopo aver perso lavoro, casa, fidanzato, si troverà a dover fare i conti con ciò che vuole veramente.
Riusciranno a rimanere unite nonostante le divergenze?
L'autrice Emily Gould, famosa blogger americana, ne è sicura: “Dimenticate carriera e mariti: solo un’amica dura per sempre.
E per convincerci ci regala un romanzo, che è già diventato un bestseller negli Stati uniti, in cui affronta, con ironia e una prosa vivace (direi da blogger!) il tema dell’amicizia femminile, regalandoci uno scorcio delle aspirazioni ma anche delle difficoltà delle ragazze di oggigiorno.


Indicazioni terapeutiche: per tutte quelle donne che hanno trovato la loro anima gemella, e non sto parlando del principe azzurro. Perché se l'attrazione sessuale finisce, una vera amica è per sempre.

Effetti collaterali: Vi sentirete in colpa per non aver fatto abbastanza per le vostre amiche. Ma non serve piangere sul latte versato: prendete il telefono e chiamatele. Uscite fuori per una pizza o un caffè, o solo per il piacere di ritrovarvi, di provare quella sensazione unica e indimenticabile di sentirsi talmente a proprio agio con qualcuno, senza dover fingere, ma essendo completamente voi stesse.