lunedì 20 febbraio 2017

Ultima la luce di Gaia Manzini

Puoi vivere tutta pensando di essere un tipo di persona, di avere avuto l'esistenza che avevi desiderato e,  poi, svegliarti un giorno e scoprire che è stato tutto un abbaglio. Un'intera vita ridotta ad un'illusione fugace, come il tremolare della luce sulla superficie dell'acqua.
Ultima la luce racconta il percorso di disincanto del protagonista, Ivano, che alla morte della moglie scopre che il mondo che si era costruito era soltanto un miraggio.

Quello che non aveva mai saputo di lei doveva essere stato il motore della sua devozione, tanto quanto ciò che conosceva. Quale parte di Sofia aveva amato di più? Quella che aveva avuto sotto gli occhi o quella che si sottraeva? La sua natura enigmatica aveva reso enigmatica anche la loro vita insieme. Insolubile.
È davvero possibile rimettere insieme i pezzi?
È pensabile, dopo aver vissuto più di metà della propria vita, trovare un nuovo senso?
Ivano ci riesce. O almeno ci prova. A ricostruirsi a partire da una diversa cognizione di sé, dall'amara constatazione che sì le bugie ci aiutano a convivere con le nostre debolezze, ma ci allontanano anche inevitabilmente dall'unica serenità possibile. Un tentativo che passa necessariamente attraverso la ricostruzione del rapporto con la figlia Anna, ormai diventata una sconosciuta, e, perché no, un nuovo amore.

 Il presente serviva solo come base per proiettarsi di continuo in avanti. 

Gaia Manzini costruisce un romanzo sulle seconde possibilità, sulla necessità di buttarsi come ci si tuffa in piscina, affrontando il dolore bracciata dopo bracciata, con i polmoni che bruciano ma la voglia di continuare ad ogni costo, di non mollare mai.
Un libro basato sull'antitesi tra esterno ed interno: da una parte il mondo che scorre indifferente come al solito, anzi quasi rallentando, come se la nuova consapevolezza di Ivano gli donasse uno sguardo nuovo capace di cogliere dettagli nelle cose che prima gli erano sconosciuti; dall'altra l'autrice è magistralmente capace di rendere la complessità dei dubbi e dei tormenti che lacerano l'animo del protagonista.
Un uomo stanco ma non vinto, deciso a gettarsi tutto alle spalle e guardare solo avanti. Verso la luce.


Indicazioni terapeutiche: per chi sceglie di buttarsi, di ricominciare, di andare avanti.

Effetti collaterali: Benazir Bhutto disse: Una nave in porto è al sicuro ma non è per questo che le navi sono state costruite. Scegliere di non rischiare significa non onorare la possibilità di essere pienamente realizzati che ci è stata donata. Non importa quanto il mare aperto ci atterrisca . È là che dobbiamo andare.


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