giovedì 4 maggio 2017

Requiem per un 'ombra di Mario Pistacchio e Laura Toffanello

Cercavo un libro diverso. E Requiem per un'ombra lo è.
Un noir che non parla solo di delitti e indagini, ma che fa riflettere sul senso profondo della vita, un inno alla libertà, pagata tuttavia a caro prezzo, quello della solitudine.

Al centro dell'intreccio narrativo c'è il protagonista, Sal Puglise, un investigatore privato prossimo alla pensione, un uomo a cui la vita ha assestato troppi colpi, un po' Marlowe, un po' detective all'italiana, che tra un pedinamento e un pestaggio, si rifugia nelle quattro chiacchiere con l'amico barista di sempre, un modo come un altro per fuggire l'isolamento e la malinconia sempre in agguato.
Lontani ormai i giorni di gloria, Sal è deciso a ritirarsi, magari in un paradiso ai Caraibi, il miraggio di una pace lontana e agognata. Per farlo ha bisogno però di un ultimo caso. Ed ecco che la sorte gli serve sul piatto d'argento l'occasione giusta: una rapina finita male.
Un gioco da ragazzi, almeno all'apparenza.


"Sai cosa dicono? Dicono che senza essersi mai viste, due persone consanguinee possano riconoscersi perfino in mezzo a una folla." Si era interrotta, nel telefono l’aveva sentita respirare a fondo. "Devi promettermi che non succederà. Non voglio che anche lei si innamori di te."

Mario Pistacchio e Laura Toffanello ci conducono mano nella mano, sulle note struggenti del jazz (del quale, mea culpa, non sono conoscitrice), nella pancia di un libro sulle illusioni e sul desiderio di riscatto che coinvolge e ti segue, anche dopo che l'hai chiuso.
È pur vero che la trama prosegue senza troppi scossoni, e che il personaggio principale ricalca il cliché del detective ruvido e solitario, ma non ho potuto non apprezzare le atmosfere di questo romanzo: una Torino fredda, un universo di individui imprigionati nel proprio senso di sconfitta, un intreccio di storie che denuncia la bassezza e l'egoismo imperanti. Su tutti spicca Sal, con la sua etica vecchio stile, la sua lucidità, la consapevolezza che non sconfina nell'autocommiserazione.
Il finale mi ha colpito. Non so ancora dire se in ben o in male.
Ma se cercate la redenzione questo romanzo non fa per voi.

Indicazioni terapeutiche: per chi ama il jazz, i pappagalli e i vecchi detective stropicciati.

Effetti collaterali: da animalista quale sono, mi è rimasto nel cuore, Orso, l'incrocio cane-lupo recluso al canile, alter ego di Sal, vecchio e spelacchiato, rassegnato ormai ad aspettare la morte.  Un animale in gabbia da una parte, un uomo prigioniero del proprio passato che aspira solo ad una seconda occasione.
Soltanto che talvolta non ci sono seconde chance.

0 commenti:

Posta un commento