mercoledì 14 giugno 2017

L'imperfetta meraviglia di Andrea De Carlo

Andrea De Carlo è uno dei miei scrittori preferiti. Lo è da quando adolescente, mi persi tra le pagine di Due di Due, rapita dalla sua capacità di pennellare personaggi complessi e mai banali, di scandagliare le emozioni, i sentimenti, gli stati d'animo in maniera chirurgica.
L'imperfetta meraviglia rievoca, anche se in maniera depotenziata rispetto ai romanzi precedenti, la magia di un incontro tra i due protagonisti, Milena Migliari, gelataia alla ricerca del gusto "perfetto", e Nick Cruickshank, leader di una famosa rock-band che vive sull'onda dei successi passati.

"Perché la meraviglia è imperfetta?" Lui la fissa, in attesa. Lei si chiede se dovrebbe cercare una risposta accurata, o cavarsela con una battuta; alla fine parla senza riflettere. "Perché non dura."

Cosa hanno in comune?
All'apparenza niente, se non il ritrovarsi nello stesso luogo nello stesso momento.
Ma scavando sotto la scorza della superficie, si ritrova la solita irrequietezza di fondo, la sensazione di alterità costante, di essere sempre "altro" rispetto a chi li circonda, il bisogno urgente di essere "altrove".
Due perfetti sconosciuti che, dopo aver girovagato incapaci di trovare una propria dimensione, un luogo da poter chiamare casa, hanno deciso di fermarsi, almeno temporaneamente, in un piccolo paesino della Provenza.
Due perfetti sconosciuti intrappolati nei percorsi intrapresi, incapaci di quello scatto vitale che potrebbe permettere loro di riprendere in mano la propria esistenza. Milena bloccata al bivio se diventare madre o no, Nick che si immola al terzo matrimonio come un condannato a morte aspetta la sua pena.
Entrambi in balia dei dubbi e delle inquietudini interiori, come foglie trasportate dalla corrente. Senza slanci, senza convinzione. Una vita ridotta alle occasioni mancate, in cui ciò a cui stanno rinunciando pesa di più di quello che stanno consapevolmente scegliendo.


Tutto quello che puoi fare è metterti in sintonia, stare in ascolto dei segnali e quando arrivano seguirli, come potresti seguire un sentiero attraverso la giungla; solo che questo sentiero si forma mentre ci cammini sopra, passo dopo passo. Non serve consultare bussole, né studiare mappe, né decidere itinerari: l'itinerario è lì, sotto i tuoi piedi.

Ma può un incontro sovvertire l'ordine precostituito?
No.
O meglio non è l'incontro in sé, ma il turbamento che provoca, lo spostamento della scala di valori, di propositi, di obiettivi. Non sono mai i cambiamenti clamorosi a dare un risultato interessante: sono le piccole deviazioni dalla norma, i tocchi che potrebbero essere quasi inavvertibili e invece si sentono.
Non servono le razionalizzazioni a posteriori. Non serve continuare a fuggire, giustificarsi, negare l'evidente, nel vano tentativo di accettare disperatamente ciò che si è diventati e smettere di rincorrere cos'altro si sarebbe potuto essere. Quanto vogliamo quello che vogliamo è il frutto delle circostanze o di una nostra ricerca interiore?

Forse il problema è che lei non è una persona normale: che è fondamentalmente una disadattata, con la testa piena di idee che non collimano mai con il mondo reale. e il mondo reale se ne accorge, e le manda una bastonata sulla testa appena può, per ricordarle chi è il più forte; oppure cerca di chiuderle qualche muro intorno, di bloccarle la porta quando lei avrebbe l'istinto di scappare fuori a respirare l'aria libera e guardare il cielo.
Andrea De Carlo ripercorre uno dei temi a lui più cari, quello della capacità di prendere in mano la propria vita, la corrispondenza o discrepanza tra quello che si vorrebbe o potrebbe essere e quello che si è. Da una parte coloro che riescono a mettere a frutto il proprio potenziale, dall'altro quelli che rimangono schiacciati dalle circostanze. La differenza sta tutta lì.

Indicazioni terapeutiche: per chi sente sempre un pesce fuor d'acqua.

Effetti collaterali: Milena accompagna le vaschette di gelato che vende con bigliettini con le frasi che la colpiscono. Una è un aforisma famoso di Oscar Wilde: «La vita è troppo breve per sprecarla nei sogni altrui».
Pensare prima ai propri bisogni non è egoismo, è amor proprio.
Sprecare la propria esistenza ad accontentare gli altri non è altruismo, è mancanza di coraggio.



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