venerdì 21 settembre 2018

Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman


Si può palare di alienazione e dolore strappando un sorriso?
Sembra un'impresa possibile ma Gail Honeyman ci riesce, dando vita ad un personaggio capace di entrare in punte di piedi nell'animo di chi legge, a volte indisponendo, altre suscitando tenerezza. Eleanor Oliphant è la protagonista di questo libro, una sorta di favola moderna che ci restituisce un po' di sano ottimismo e, perché no, di fiducia nel mondo.

Se qualcuno ti chiede come stai, si aspetta che tu risponda BENE. Non devi dire che la sera prima ti sei addormentata piangendo perché erano due giorni di fila che non parlavi con un’altra persona. Devi dire: BENE. [...] Ai giorni nostri la solitudine è il nuovo cancro, una cosa vergognosa e imbarazzante, così spaventosa che non si osa nominarla: gli altri non vogliono sentire pronunciare questa parola ad alta voce per timore di esserne contagiati a loro volta, o che ciò possa indurre il destino a infliggere loro il medesimo orrore.

Ma chi è Eleanor Oliphant? È la collega scostante che nessuno vorrebbe, la vicina solitaria che parla con le piante, la tipa stramba da tenere a distanza, che dice sempre la battuta fuori-luogo e non sembra curarsi delle comuni norme della civile convivenza. Una ragazza anonima e asociale, destinata a vivere ai margini delle vite altrui.
Eppure la protagonista di questo romanzo non sembra, almeno in apparenza, risentire dello strano isolamento in cui si è auto-confinata: ha una casa, un lavoro, un tranquillo tran-tran impermeabile al mondo esterno.  A lavoro dal lunedì a venerdì, i lunghi weekend trascorsi chiusa in casa, in compagnia di qualche bottiglia di alcol e cibo scadente take-away. Mai uno sgarro. Un'unica strada dritta da percorrere in completa solitudine.
Eleanor Oliphant non ha bisogno di niente. Sta benissimo.
O forse no?
Forse dietro la facciata di stravagante normalità si nasconde l'orrore di un trauma infantile troppo da grande da elaborare, troppo spaventoso da condividere, qualcosa di così devastante che può soltanto essere sepolto nell'angolo più buio e nascosto del proprio animo.


Io ero Eleanor, la piccola, triste Eleanor Oliphant, con il mio lavoro patetico, la mia vodka e le mie cene da sola, e lo sarei sempre stata. Niente e nessuno – e certamente non quel cantante, che si stava sistemando i capelli durante l’assolo di chitarra di un altro membro della band – avrebbe potuto cambiare le cose. Non c’era speranza, le cose non si potevano riparare. Io non potevo essere riparata. Al passato non si poteva sfuggire, né lo si poteva disfare.

Gail Honeyman costruisce una storia di redenzione, sul potere salvifico dell'amicizia e sulla possibilità di scendere a patti con le proprie ferite. Nessuno si salva da solo, ma ciascuno di noi, se riceve l'aiuto di una mano tesa, può sbocciare, rifiorire, non certo diventando perfetto, ma accettando le proprie imperfezioni.
Eleanor Oliphant sta benissimo è un romanzo costruito con sagacia e intelligenza, in cui l'ironia diventa la chiave per affrontare un passato oscuro e un presente grigio. Anche se non siamo in presenza di un capolavoro non importa perché Eleanor è un personaggio capace di farsi amare, nonostante l'antipatia iniziale e tutte le sue idiosincrasie, e soprattutto in grado di restituirci un po' di sana speranza. E per una volta il lieto fine è la giusta ricompensa.


Indicazioni terapeutiche: per i solitari, i misantropi, i cinici, perché si ricredano e non smettano mai di coltivare la speranza di una felicità inattesa.

Effetti collaterali: Richard Bach affermava che siamo tutti impostori in questo mondo, poiché facciamo tutti finta di essere qualcosa che non siamo. Eleanor Oliphant è diversa: come lei, sono poche le persone che non sono in grado di dissimulare, di adeguarsi con un sorriso forzato. Tanto che a volte la solitudine auto-imposta sembra la scelta migliore, quella che mette al riparo da un gran numero di ferite inutili. In realtà la storia di Eleanor ci dimostra l'esatto contrario: c'è sempre una via, un modo di essere che coniughi la fedeltà a se stessi con la possibilità di amare ed essere riamati.


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