lunedì 17 settembre 2018

Il barone rampante di Italo Calvino

È sempre difficile analizzare un classico, quasi avventato, perché c'è sempre in agguato il pericolo di cadere nel banale, di ricalcare quello che altri hanno già detto, magari anche in un modo migliore. Tuttavia ho decido di correre il rischio, per parlare di quanto questo celeberrimo romanzo, che ho deciso di rileggere a distanza di anni, mi abbia colpito. Di quanto sia ancora oggi attuale, in una società globalizzata e massificata, nella quale le scelte dei singoli sembrano sempre meno incisive, in cui l'originalità ha ceduto il passo all'omologazione.


Quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; e questo è comandare.

La trama è nota: nel 1776 il barone Cosimo Piovasco di Rondò, in seguito ad un diverbio con il padre su un piatto di lumache, decide di salire su un albero,  per non ridiscenderne mai più. Questo atto di ribellione è in realtà una metafora di qualcosa di più grande, che va aldilà del semplice disagio giovanile.
Quella di Cosimo non è solo una scelta per la vita ma una scelta di vita: con il suo profondo atto di rottura prenderà le distanze dalla sua famiglia per affermare la propria individualità, rigettando ogni tipo di norma che non sia quella dettata dalla propria moralità. Non vivrà infatti come un selvaggio al di sopra delle regole, ma, al contrario, tutta la sua esistenza sarà orientata e guidata da un rigido codice di principi morali.
Attraverso il protagonista di questo romanzo, Italo Calvino ha voluto rappresenta la figura dell'intellettuale che, pur mantenendo una certa distanza, da' il proprio contributo all'evoluzione della società. Contrariamente a quanto si potrebbe ipotizzare, Cosimo infatti non condurrà una vita votata alla solitudine, tutt'altro: dall'alto delle cime frondose di magnolie, lecci e ulivi sarà parte attiva della propria comunità: combatterà i pirati, progetterà fontane e sistemi per prevenire gli incendi, caccerà ogni tipo di animale, vivrà tresche segrete e avventure al limite dell'inverosimile.


Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.

Come nel caso del barone di Münchhausen, le storie di Cosimo mescolano realtà e fantasia ma ciò non toglie forza al messaggio del libro, anzi ne amplifica la portata: la ribellione non è fregarsene delle regole di convivenza civile o non avere nessuna etica. Anzi il protagonista di questo libro dimostra il contrario. La vera libertà è vivere assecondando la propria natura, seguendo inflessibilmente i propri principi. La vera libertà è il coraggio di essere diversi, di emergere dal branco, di reagire alle critiche della massa. 
Cosimo è un eroe dei nostri giorni perché dimostra che, se si è disposti a pagarne il prezzo, si può scegliere di essere liberi, liberi non solo dalle imposizioni materiali ma dai vincoli mentali, da tutto ciò che ci limita, ci inibisce, ci soffoca. Una condizione che è più mentale che materiale. L'insegnamento che Calvino lascia a tutti, in special modo ai più giovani, è chiaro: siate fedeli a voi stessi e accettatevi, solo così anche gli altri finiranno con l'accettarvi.
D'altra parte, come affermava Nietzsche, la vera felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma è voler tutto ciò che si fa.


Indicazioni terapeutiche: per chi sogna di fuggire dalla prigione della quotidianità.

Effetti collaterali: come muore un uomo che ha vissuto tutta la vita osservando la terra dall'alto? Semplicemente volando via. Un finale aperto che ci lascia con la più bella delle speranze: chi è veramente libero non vive forse per sempre?



0 commenti:

Posta un commento