lunedì 4 luglio 2016

Calendar girl di Audrey Carlan



Ogni tanto ci casco, compro il libro che viene preannunciato come il più letto dell'estate. È successo anche con Calendar girl di Audrey Carlan, pubblicizzato come il nuovo caso editoriale oltreoceano, che ha venduto qualcosa come 3 milioni di copie.
Si tratta in verità non di un libro solo ma di una "saga", ben quattro volumi, che racchiudono l'avventura di 12 mesi della protagonista, Mia, costretta a riciclarsi come escort per far fronte ai debiti contratti dal padre alcolizzato e giocatore d'azzardo.
Ma non disperatevi arriva la fata madrina 2.0, anzi meglio, una cinica zia che guarda caso ha un'agenzia ad hoc che le procura un ingaggio milionario per impersonare ogni mese, con un contratto diverso,  la fidanzata di un facoltoso rampollo dell’alta società. Caduta dalla padella alla brace penserete voi?
Nemmeno per sogno. Sarà al servizio di clienti belli, affascinanti e sexy. Della serie ti piace vincere facile. Tuttavia anche la ragazza non scherza: mora con riflessi blu, occhi verde topazio, fisico prorompente al punto giusto e un vocabolario non proprio da educanda.

Volerai dall’uomo in questione, ovunque si trovi, e sarai per lui tutto ciò di cui ha bisogno per quel mese. Comunque, io non vendo sesso. Se vai a letto con loro, è solo perché ne hai voglia, ma quando vedrai alcuni degli uomini che ho sulla lista d’attesa ti verrà una gran voglia di farlo, anche a prescindere dai soldi.

È un mondo edulcorato e irreale, quello che ci racconta Audrey Carlan, caratterizzato da una netta distinzione tra buoni e cattivi: la fortunata Mia si ritrova paradossalmente catapultata in un universo improbabile dove incontrerà solo persone buone, simpatiche e intelligenti che sapranno apprezzarla come mai le era successo prima.
Il racconto alterna party esclusivi e notti di sesso bollente. Perché anche se le prestazioni sessuali non sono incluse nel prezzo, la nostra Mia non si lascia sfuggire nessuna occasione per fare qualche "acrobazia hot" con il partner di turno, tra orgasmi esplosivi e armamentari immensi.

L'impressione è che l'autrice abbia speso tutte le sue forze per rimarcare il fatto che, in realtà, sia Mia a detenere il potere, a prescindere dalla sua decisione di vendere sé stessa al miglior offerente. Ma è solo un'illusione.
Ma al di là dei giudizi morali, anche lo stile non mi ha entusiasmato: il romanzo è piatto, senza alcun spessore psicologico, e per di più noioso, dal momento che ricalca fedelmente gli stereotipi di un genere, che a partire da Cinquanta sfumature di grigio in poi, è stato cavalcato anche troppo. Non c'è nessun pathos, nessun sussulto, nessun coinvolgimento. Anzi, a mio avviso, sono ravvisabili molti elementi tipici della letteratura rosa, diventata popolare a partire dagli anni 30 del Novecento, quali  la massiccia presenza di cliché e modelli comportamentali che privilegiano l'omogeneizzazione (soprattutto per i personaggi maschili) e la tendenza alla ripetitività e alla serializzazione che fa sì che la lettura non richieda né sforzi cognitivi né competenze specifiche.
Banale e soporifero anche come lettura sotto l'ombrellone. Passo e chiudo.

Indicazioni terapeutiche: per chi sente la nostalgia delle acrobazie di Anastasia e Mr Grey.

Effetti collaterali: Questo tentativo di emancipazione della figura femminile basata solo sulla rivendicazione della libertà sessuale fa acqua da tutte le parti. La parità tra i due sessi non si fa solo in camera da letto, ma passa attraverso una vera e propria nuova cultura di genere, volta ad abbattere gli stereotipi che ingabbiano le donne in ruoli precostituiti. La vera emancipazione sarà raggiunta quando ad una donna non sarà più richiesto di essere bella, sexy, efficiente sul lavoro, brava mamma, brava cuoca, brava casalinga, brava a letto, sexy ma non troppo, indipendente ma non troppo, sempre e comunque un passo indietro all'uomo di turno. E soprattutto quando il suo valore sarà svincolato dalla materialità del suo corpo.
Come sosteneva Rita Levi Montalcini le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno mai avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza.



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