Dopo il liceo classico ha conseguito una laurea specialistica in Lettere con indirizzo Teatro, Cinema e Produzione multimediale. Attualmente sta continuando gli studi per conseguire una seconda laurea in Letteratura. Oltre alla scrittura, ha una passione per il teatro e il canto lirico.
Nel 2013 ha pubblicato il suo primo libro, una raccolta di racconti, Brioches Calde, pubblicato da Giovane Holden Edizioni.
Neo-mamma da poco del suo secondo figlio Christian (il primo si chiama Nicholas), durante la nostra intervista, che si è trasformata subito in un conversazione fiume, abbiamo affrontato numerosi argomenti: dai nostri libri preferiti al futuro, dalla passione per la letteratura ai concorsi per scrittori emergenti.
Il suo primo libro raccoglie otto storie diverse tra loro, alcune ispirate al paranormale, altre alla memoria, tutte che spingono il lettore a confrontarsi con il vero senso alla vita. Cosa fa di noi ciò che siamo: i ricordi, l'amore, i sogni, le passioni?
Viola è vulcanica. Passa da un argomento all'altro alla velocità della luce, ha mille interessi, una miriade di progetti. Ti coinvolge e ti travolge come un treno in corsa e l'unica cosa che ti resta da fare e saltare sul vagone e partire con lei.
Per cominciare Viola, com'è nata questa tua passione per la letteratura? Ha sempre fatto parte di te e, se sì, come l'hai coltivata negli anni?
Inoltre, fino all'età di 7 anni ogni volta che ero malata, quindi sempre a dire la verità, mia mamma invece dei dolci mi regalava un libro. Insomma la mia passione per la lettura è nata e cresciuta con me.
E invece la tua passione per la scrittura?
In effetti è tutto collegato. Anche la mia maestra delle elementari stimolava molto la nostra capacità di scrivere. I conti no. Direi che scrivo perché non so contare.
Nel 2013 esce la tua prima opera Brioche Calde. Ci vuoi parlare di questa raccolta di racconti?
Questa raccolta nasce da un concorso di scrittura a cui ho partecipato organizzato dalla casa editrice Holden di Viareggio. Sono arrivata quarta con il racconto che avevo presentato, Brioche Calde, e mi è stata fatta la proposta di scriverne altri e pubblicare, appunto, una raccolta di racconti.
Perché è stato scelto come titolo proprio Brioche Calde?
Il titolo è stato scelto dall'editrice. Da una parte si ricollega all'opera inedita con cui avevo partecipato al premio letterario, dall'altra ogni racconto, che è diverso dall'altro, è come una brioche con cui una persona fa colazione la mattina. Anche la copertina richiama l'idea di io che faccio colazione.
Come sono nati gli altri racconti? Li avevi già scritti?
Mi sono stati chiesti altri racconti, alcuni ce li avevo già, altri invece li ho "partoriti" mentre ero incinta, mentre allattavo, mentre correvo. Questo, devo dire, mi ha aiutato in parte. Secondo me l'urgenza è attivante. Dal caos si crea. Sono racconti nati in periodo in cui mi stavo avvicinando a tematiche nuove per me. Sono sempre stata affascinata da soggetti realistici,come la memoria e i ricordi degli anziani (quelle affrontate nel racconto "La scommessa",nda), ma grazie al mio compagno Simone mi sono avvicinata a questioni legate al paranormale e al sovrannaturale. Inoltre, grazie ad una mia amica e a mio cognato ho scoperto anche una nuova passione, quella per il fumetto Dylan Dog (ci sono alcuni chiari riferimenti nel libro ma lascio a voi lettori il piacere di individuarli, nda).
C'è un filo conduttore tra i tuoi racconti?
Li ho scritti tutti nell'arco di un periodo breve, circa tre mesi. Sono una scrittrice veloce: non partorisco tutte buone cose, ma le partorisco tutte velocemente. Se devo pensare ad un filo conduttore direi che è la morte, gli eventi luttuosi anche all'interno di storie felici. C'è sempre un riferimento dark e gothic, anche nei testi più leggeri. Se il lettore ci fa caso c'è sempre una morte. Forse è quello l'unico nesso. Ma è stata una cosa non decisa a tavolino, una casualità.
Nuovi progetti?
Ho altri racconti nel mio cassetto mentale: ho già in mente titoli o una frase particolare ma non ho avuto ancora il tempo di scriverli. In realtà ho in ballo tre o quattro progetti: un romanzo, anche se la parola romanzo mi sembra troppo pretenziosa, mi sembra di evocare le anime dei grandi romanzieri russi o Elsa Morante. Preferisco parlare di racconto lungo. Poi piccole pillole fantasy, brevi racconti, in contrasto con l'idea che il fantasy deve per forza essere lungo e ammorbante. Inoltre, vorrei scrivere un vademecum per gli universitari di Pisa: una guida dei luoghi speciali dove andare a prendere il caffè o studiare, correlati da aneddoti e considerazioni personali. E, comes e non bastasse, voglio continuare a partecipare a concorsi letterari, come ho sempre fatto.
Parteciperai a breve a qualche premio?
Sì, ne ho uno in scadenza il 30 aprile e un altro il 29 maggio. Lo faccio perché credo che tenga allenati e ti dia la possibilità di metterti alla prova, cimentandoti magari con tematiche diverse e inusuali.
Quindi sei competitiva?
Sì, molto. Una competizione sana, intendiamoci. La sfida mi da' l'adrenalina per riuscire e soprattutto per sopperire alla mancanza di sonno (che avendo due figli piccoli è fisiologica)! Il confronto mi stimola perché ti rendi conto che c'è gente molto più brava di te e questo ti aiuta a lavorare sulle tue lacune, spingendoti a leggere di più o a lavorare su come stimolare le idee. Anche la creatività va nutrita, non si nasce imparati! Partecipare ai concorsi ti aiuta in questo senso, ti fa conoscere persone nuove, che magari possono ispirare alcuni personaggi, chi lo sa. Per questo ne ho affrontati tanti e continuerò a farlo.
Ti capita di essere influenzata quando scrivi da quello che stai leggendo?
Aldilà dei grandi geni della letteratura, tutti siamo influenzati. Dalle letture, dalle persone che frequentiamo. Io non me ne accorgo più di tanto perché leggo molto fantasy ma non scrivo fantasy, quindi in questo caso l'influenza è relativa. In una storia realistica, di fatto, è difficile inserire le tecniche fantasy. Più che altro sono influenzata dal "genere". Nel senso che spesso quando scrivo mi forzo a pensare come lo scriverebbe un uomo. Alcuni racconti della mia raccolta sono stati scritti da un punto vista maschile.
Qual è secondo te la differenza nella cifra letteraria tra il modo in cui scrive un uomo o una donna?
Tante sfumature: l'approccio alla descrizione dei sentimenti, la lunghezza della frasi, come vengono descritte le dinamiche relazionali. Penso, ad esempio, all'ironia o al cinismo di Nick Horbny o di Stefano Benni.
Perché ti "sforzi" a scrivere dal punto di vista di un uomo?
Perché è stimolante indossare i panni dell'altro sesso, provare ad immaginare come un determinato sentimento potrebbe essere affrontato da un uomo. E allora cambia completamente l'andamento del racconto. Poi alla fine è tutto relativo, credo. Alcuni non riscontrano questa differenza nel modo di scrivere e vedere il mondo, ma di solito sono uomini.
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Personalmente ti apprezzo molto per il modo in cui riesci a dedicarti alle tue passioni nonostante tu sia mamma di due bambini piccoli, con tutto l'impegno che ne comporta. La maternità come ha influito sulla tua creatività? Ti ha cambiato?
Come persona sono indubbiamente cambiata. Una volta partorito smetti di pensare esclusivamente a te stessa. Secondo me l'adolescenza finisce il giorno che diventi mamma. Per quanto riguarda la creatività mi sento la stessa. Devo ammettere che però la maternità mi ha obbligato ad attaccarmi, in un certo senso, alla scrittura, a ritagliarmi un mio spazio per scrivere. Mi ha fatto capire quanto veramente ci tenevo. Inoltre ti aiuta quando devi fare le dediche, quello sì, e nei racconti più comici, puoi inserire le varie disavventure legate al parto. Non l'ho vissuta come una condizione limitante (almeno lo è solo per i primi tre anni).
Ultima domanda: ti vedi in un futuro, speriamo non troppo lontano, scrittrice o giornalista o comunque pensi un giorno di riuscire a fare di questa tua passione una professione a tempo pieno?
Devo. Prima di tutto perché Forte dei Marmi non può avere solo uno scrittore maschio edito da Mondadori (Fabio Genovesi, nda), ma è indispensabile che spicci anche una voce femminile in quella che è diventata la cittadina dei russi. Poi devo mandare le copie dei miei libri a tutti coloro che pensavano che non ce l'avrei fatta.
E allora Viola, in bocca al lupo! Il talento e la personalità per avere successo non ti mancano.
Bellissima intervista!
RispondiEliminaGrande Viola e in bocca al lupo!
Grazie! E rinnovo i miei auguri alla Viola anch'io!
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